FABIO LUONGO
Cronaca

Fuga dai bus, non si trovano nuovi autisti: l’Agenzia Tpl chiede aiuto all’Università

Il settore subisce la concorrenza della logistica dove ci sono più soldi e turni meno faticosi

Il direttore dell’Agenzia del Trasporto pubblico locale Luca Tosi

Il direttore dell’Agenzia del Trasporto pubblico locale Luca Tosi

Monza, 17 ottobre 2024 – Non solo si fatica a trovare nuovi autisti, ma a volte se ne vanno pure quelli che già ci sono. Li si perde a vantaggio del settore logistica, perché i contratti non sono più appetibili, per le condizioni di lavoro difficili, anche per il clima di tensione che spesso si respira tra passeggeri sempre più scontenti del servizio.

Li si perde perché i conducenti non scarseggiano soltanto in Brianza, a Milano e in Lombardia, ma anche nel Meridione, dove qualcuno ha iniziato a tornare, potendo svolgere lo stesso lavoro nei luoghi d’origine e senza dover fronteggiare il costo della vita del nord Italia.

Per capire meglio il fenomeno e pensare possibili soluzioni l’Agenzia Tpl del bacino della città metropolitana di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia sta avviando uno studio insieme all’università di Milano Bicocca e ad altre agenzie che si occupano di trasporto pubblico locale.

La concorrenza

"La situazione su questo fronte non è buona – spiega il direttore dell’Agenzia Tpl, Luca Tosi  –. Per comprendere la cosa in modo certo e documentato stiamo avviando con l’università. Siamo di fronte sia a una fuga di attuali autisti sia alla difficoltà di trovarne di nuovi. Sicuramente c’è un problema economico: da tempo si trascina il rinnovo del contratto nazionale. Sbloccarlo non sarà risolutivo ma potrebbe essere d’aiuto. Avere aumenti potrebbe aiutare a contrastare la fuga".

Anche perché c’è la concorrenza di altri settori. "Diversi autisti e loro rappresentanti dicono che nella logistica gli stipendi sono più alti e i turni di lavoro migliori, perché non ci sono serali e festivi – conferma Tosi –. La compensazione economica aiuterebbe". Ma la perdita di attrattività del lavoro ha pure altri motivi. "È legata a ragioni che si autoalimentano – dice il direttore dell’Agenzia Tpl –. La crescente situazione di disservizi, di autobus troppo affollati, che deriva dalla mancanza di personale, porta nervosismo e conflittualità da parte degli utenti e l’autista è il primo a dover fronteggiare tutto questo: così, più degrada il servizio meno diventa appetibile il lavoro di conducente. Se aggiungiamo poi in alcune situazioni le aggressioni, fenomeni legati alla microcriminalità che possono sfociare in violenza, tutto questo contribuisce a rendere meno attrattivo un mestiere che invece storicamente era l’aristocrazia del lavoro operaio". 

“Rendere appetibile il mestiere”

Mettiamoci poi il traffico sempre più caotico, che aumenta la componente di stress per chi lavora al volante. "Ora anche al sud cominciano a mancare i conducenti e quindi hanno la possibilità di tornare a casa. Abbiamo autisti formati, con magari decenni di lavoro e di esperienza, che si trasferiscono". La questione è "rendere più appetibile questo mestiere". Come? "La prima ricetta è migliori condizioni di lavoro, sia economiche che organizzative. Cose che costano, per cui stiamo cercando come Agenzia di far rapidamente i nuovi affidamenti del servizio con un orizzonte temporale ampio, che metta davanti 7-10 anni, per dare il tempo alle aziende di poter fare un po’ di investimenti su questo fronte". Ci sono poi elementi strutturali che complicano la situazione. "Per avere la patente e l’abilitazione alla guida degli autobus pubblici bisogna avere 21 anni: ci sono quindi giovani che escono dalle scuole superiori e non possono fare subito questo lavoro vanno in altri settori, dove possono inserirsi subito. Ottenere la qualifica inoltre costa migliaia di euro: le aziende stanno investendo molto per pagare la formazione agli autisti, ma i risultati sono comunque bassi".