DARIO CRIPPA
Cronaca

Elezioni, l'imprenditore fallito per colpa dello stato: "Non mi candido"

La rabbia di Sergio Bramini per n Ddl della Lega che ha tradito la sua battaglia a difesa dei debitori

Sergio Bramini

Monza, 9 aprile 2019 - Un uomo perbene. Sergio Bramini, l’imprenditore fallito per colpa dello Stato (da cui avanza crediti per oltre 4 milioni di euro), è profondamente amareggiato. Quando lo avevano sloggiato dalla sua casa, attorno a lui si erano stretti anche i leader di Movimento 5 Stelle e Lega Nord, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Di Maio lo aveva poi chiamato come consulente al Ministero per lo Sviluppo Economico. Salvini aveva invocato una legge Bramini per difendere (anche) i diritti dei falliti. Si era vociferato di una candidatura di Bramini alle prossime Europee.

"Non mi candido. Ho rifiutato alcune offerte".

Perché?

"Preferisco rimanere un uomo libero. Non sono un soldato che obbedisce ai colonnelli, non avrei potuto accettare certe logiche".

Cosa l’ha infastidita?

"Hanno appena presentato un disegno di legge ingiusto: si intende proporre una nuova procedura per i fallimenti che consenta all’avvocato del creditore di firmare il decreto ingiuntivo senza nemmeno passare dal giudice".

Cioè?

"Una cosa mai vista in nessuna parte del mondo, anticostituzionale, con il giudice che viene scavalcato e un potere enorme agli avvocati di parte: il debitore rimarrebbe senza più alcuna possibilità di difesa".

L’esatto contrario di quello per cui si è sempre battuto.

"Difendo la dignità del debitore: perché i debiti vanno onorati, ma senza schiacciare o umiliare".

Chi ha presentato quel Ddl?

"Fra gli altri i senatori (Lega Nord, ndr) Emanuele Pellegrini, Massimiliano Romeo, Simone Pillon...".

Pellegrini era venuto a casa sua il giorno dello sloggio. Romeo pure...

"Già".

E il M5S?

"Mi chiedevano di iscrivermi alla piattaforma Rousseau, e io non sono un postulante che elemosina candidature col cappello in mano...".

Il suo contratto di consulenza scade a giugno.

"Ma la mia battaglia non si ferma. A spese mie sto girando l’Italia".

La sua riforma del famigerato articolo 560 della Legge sui fallimenti?

"Lo stanno affossando. I Tribunali stanno procedendo in fretta e furia per sloggiare quelle 132mila persone che - ahimé - prevedevo sarebbero finite in mezzo a una strada".

La sua casa intanto è stata aggiudicata a un imprenditore cinese.

"Con una procedura irregolare, quell’asta era stata dichiarata deserta... poi è spuntata la busta di quell’imprenditore (re dei supermercati, ndr). Ho presentato due opposizioni, la seconda si discute l’8 maggio".

Eppure il cinese aveva detto che intendeva tirarsi indietro...

"Anche a me lo ha fatto sapere, ma il 23 marzo scorso, data entro la quale avrebbe dovuto versare i 500mila euro per la mia casa, ha chiesto una proroga di un altro mese... Non so cosa abbia in mente".

A dicembre le era stato riconosciuto dal Tribunale di Brescia il sovra indebitamento, la cosiddetta legge salva-suicidi. Non era una vittoria?

"Sulla carta sì. Non è più il Tribunale fallimentare di Monza a doversi occupare del mio debito, le procedure di sloggio si dovevano interrompere... E invece...".

E invece?

"Il Tribunale di Monza non sembra tenerne conto. Mi è stato appena intimato di portare via entro venerdì tutti i mobili dalla mia villa altrimenti finiranno al macero. La sensazione è sempre quella...".

Quale?

"Che io debba essere punito per aver aperto il vaso di Pandora delle procedure fallimentari".