
di Martino Agostoni
Rallenta ancora il progetto di riqualificazione dell’area del vecchio commissariato di via Romagna a Triante, il palazzo ad angolo con via Meda dismesso dalla primavera 2019, quando la polizia si è trasferita nella nuova sede della questura di Monza e Brianza in via Montevecchia. Dall’estate 2019 la proprietà dell’area, la Fondazione don Angelo Bellani onlus, ha avviato le pratiche in Comune per poter realizzare un nuovo edificio con funzioni di social housing, quindi demolendo l’attuale palazzo risalente agli anni ‘60 e usato fino agli anni ’90 - quando è stato affittato alla Polizia di Stato per diventare sede provvisoria del commissariato monzese – come pensionato soprattutto per donne e infermiere in trasferta a Monza per lavoro. La pratica edilizia è aperta in municipio da oltre due anni e già dal suo avvio a fine 2019 ha avuto qualche intoppo, come la controversia iniziale nata tra Fondazione e Comune sugli oltre 600mila euro di oneri richiesti per l’operazione. Mentre l’ultimo rallentamento risale alla fine dello scorso febbraio, quando la Conferenza dei servizi riunita per valutare il documento di analisi dei rischi ambientali presentato dalla Fondazione si è espressa in modo negativo. Si tratta di un documento preliminare all’avvio degli interventi che riporta i risultati delle indagini su eventuali contaminazioni o agenti inquinanti presenti nel terreno e, sulla base di quanto è stato presentato per l’area di via Romagna angolo via Meda, la Conferenza dei servizi ha richiesto di ripresentare una nuova analisi, più approfondita, con nuove indagini del sottosuolo supervisionate anche da Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente). La questione principale emersa dalla prima analisi è che sono state trovate tracce di contaminazione da idrocarburi in alcuni campioni di terreno prelevati dal sito e che sembrano essere riconducibili alla presenza del vecchio serbatoio per il riscaldamento del palazzo, una cisterna interrata dalla capacità di 30 metri cubi.
Così pochi giorni fa il Comune ha richiesto alla Fondazione per poter procedere di ripresentare un nuovo documento che segua le osservazioni sollevate dalla Conferenza dei servizi e, in particolare, che si accerti che quel vecchio serbatoio sia la reale sorgente delle tracce di contaminazione rilevate e che quindi, prima di ogni altro lavoro sull’area, sia rimosso. Il progetto preliminare presentato nel 2019 dalla Fondazione per riutilizzare l’area prevede di realizzare un nuovo palazzo, al posto del vecchio, con 41 monolocali, 5 bilocali e 8 trilocali da destinare ad alloggi sociali per anziani, studenti e famiglie in difficoltà, assieme anche a spazi comuni per coworking e altre attività.