
Ernesto Formenti sul ring ai Giochi Olimpici di Londra del 1948
Cesano Maderno (Monza e Brianza), 3 marzo 2019 - Quel 13 agosto del 1948 faceva un gran caldo in Brianza. E c’era un’atmosfera particolare a Seregno e nella vicina Cassina Savina di Cesano Maderno. Un’intera comunità era in religioso silenzio, l’unico rumore la voce gracchiante che usciva da decine di radio sintonizzate sulla stessa stazione. Finché a squarciare l’aria arrivò il sospirato annuncio: “Campione olimpionico Ernesto Formenti!”. E allora la gente, radunatasi in decine di case, osterie e cascine, esplose in un urlo liberatorio: la medaglia d’oro di pugilato alle Olimpiadi di Londra era stata appena conquistata da un ragazzo brianzolo di 21 anni. Al figlio della loro comunità. A Ernesto Formenti, appunto. Per capirci qualcosa di più in questa storia di sport, di speranze e di vita bisogna fare tuttavia un passo indietro. E tornare a una scoliosi. E a una sigaretta di troppo.
Sliding doors - Umilissime origini, figlio di un falegname, Ernesto Formenti è un ragazzino mingherlino, timido, taciturno. Gioca a pallone e, soprattutto, corre. Vorrebbe fare podismo, da grande. Finché un giorno il medico di famiglia gli diagnostica la scoliosi: "Dimentica il podismo, almeno per un po’ dedicati alla ginnastica". Il ragazzo è costretto a indossare un busto ma non si lascia scoraggiare: è un tipo tosto, entra in palestra e incontra l’uomo che per primo cambierà la sua vita: Gigi De Laurentis, istruttore dell’Accademia Pugilistica Seregnese. Una folgorazione. Ernesto Formenti è un talento naturale. Ciuffo biondo sbarazzino, spalle larghe e gambe agili ma un pugno non troppo potente, supplisce ai suoi limiti fisici sviluppando una tecnica sopraffina. Non piglia un colpo – "non aveva mai segni sul volto, niente nasi rotti" ricorda il figlio Valter – schiva, saltella come un grillo. "Lo chiamavano il ballerino". Con le sue finte e la sua scherma, sa sempre come irretire l’avversario di turno. Virginio Missaglia detto il Gigetto, che lo accompagna tutti i giorni in palestra sulla canna della bicicletta, sentenzia: "L’Ernesto diventerà un campione, perché non boxa coi pugni, ma con la testa". Inizia a combattere e vince un incontro dopo l’altro. A 16 anni il titolo lombardo Novizi nei pesi Mosca è suo. In due anni, disputa 63 match vincendone 49 e pareggiandone 5. Nel 1947 diventa campione lombardo nei pesi Piuma, nel ‘48 italiano e guadagna la prima chiamata in Nazionale. Alle porte ci sono i Giochi Olimpici di Londra ‘48. La guerra è finita da appena tre anni, si tratta delle prime Olimpiadi dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il ruolo di titolare nei pesi Piuma sarebbe di Duilio Loi, pugile di gran classe e carattere. Ma Loi dà delle grane. L’allenatore degli Azzurri, Steve Klaus, scopre che il suo atleta di punta fuma e gli impone di smettere. Loi non ci sta. E se ne torna a casa. Forse si attenderebbe un ripensamento, ma Klaus non può perderci la faccia. E al posto di Loi chiama Formenti: quel ragazzo è bravo, ormai chi mastica di boxe lo sa, anche se rimane un’incognita. E Formenti non delude. A Londra la sua è una cavalcata trionfale, nonostante una ferita alla mano rimediata nel primo match. E il 13 agosto all’Exhibition Center, di fronte al sudafricano Dennis Sheperd, vince senza patemi. “L’ottava medaglia d’oro per l’Italia conquistata dal pugilatore E.Formenti (piuma)” titola la Gazzetta dello Sport. Il ragazzo di Cassina Savina entra nella leggenda. Al suo ritorno a casa, in una piovosa mattinata di agosto, in un elegante doppiopetto grigio Ernesto sfila su una macchina di lusso scoperta, incurante dell’acqua. Centinaia di persone lo portano in trionfo, da piazza Roma fino al palazzo municipale, dove lo attende la Giunta al completo. Con tanto di mortaretti e banda municipale. Un anno più tardi, arriva anche la consacrazione a Chicago, negli Stati Uniti: in qualità di capitano della rappresentativa chiamata a battersi ai Golden Gloves, prestigiosa competizione del pugilato dilettantistico, Formenti vince di nuovo. E' Guanto d'Oro. Passato al professionismo, continua a macinare vittorie. Quando si ritira nel 1955, ha disputato 48 incontri, con 40 vittorie, 5 sconfitte e 3 pareggi. E un titolo italiano.
La fine - Nato il 2 agosto 1927, Ernesto Formenti combatte sino alla fine, il 5 ottobre 1989, quando un tumore se lo porta via ad appena 62 anni. Al suo fianco, una ragazza che aveva conosciuto alle elementari e con cui si era sposato: Maria Nobili. E i suoi due figli, Valter e Anna. Tolti i guantoni, per anni aveva continuato ad allenare. "Aveva anche una palestra sotto casa" ricorda il figlio. Negli ultimi mesi di vita, nonostante fosse già malato, si era costruito lui stesso la tomba. "Poco prima di morire - rammenta Valter - si fece fare una fotografia in abito elegante e la portò da mia madre. E le disse: “Ecco Mariuccia, queste sono per il mio funerale. E fu proprio così". Alla morte di Ernesto Formenti, gli dedicarono una poesia, in dialetto. Cominciava così…. : “Svelt m’è un gatin vulant/Ul ring l’era un teater/E l’Ernest un danzadur”...