Monza, con il Covid è boom di cani ceduti al rifugio dell'Enpa

L'emergenza sanitaria e anche economica costringe molti padroni a portare le bestiole al canile perché non più in grado di mantenerle

Una volontaria dell'Enpa al canile di Monza

Una volontaria dell'Enpa al canile di Monza

Monza, 19 agosto 2020 - Quando la gestione di Fido diventa complicata e quel simpatico cucciolo arrivato a Natale si "trasforma" in un gigante che non obbedisce ai comandi e combina disastri in casa, meglio cederlo all’Enpa e ritornare alla vita di prima. Fortunatamente in Brianza non esiste il dramma dell’abbandono dei cani, ma si sta diffondendo (anche in estate) la triste abitudine di cedere il cane all’Ente nazionale protezione animali. Sono 45 i cani ospitati attualmente nel rifugio di via San Damiano che sono in attesa di trovare una famiglia. Non solo meticci, ma anche cani di razza come pitbull, amstaff, akita, pastore tedesco e lupo cecoslovacco. Ma anche se le richieste di adozione sono numerose trovare una famiglia per molti di questi cani diventa un’impresa impossibile, soprattutto quando l’animale non è più un cucciolo, ma ha il suo carattere ormai ben formato.

«Il cane viene ceduto per vari motivi – spiega Giorgio Riva, presidente Enpa di Monza - Molto spesso la scelta del cane si basa su mode del momento senza tenere conto delle esigenze dell’animale e delle caratteristiche della razza. Ci arrivano cani adulti che hanno già un carattere particolare e che, non essendo stati gestiti correttamente, enfatizzano alcuni comportamenti come il morsicare e l’essere possessivi nei confronti degli oggetti che possono creare problemi nella gestione della vita familiare e sociale». 

Questi cani prima di trovare una nuova famiglia devono affrontare un percorso con gli educatori cinofili e chi deciderà di adottarli dovrà seguire un preciso programma. Non mancano i casi di cani che vengono accalappiati nei giardini pubblici. «Le segnalazioni arrivano dai cittadini: si tratta di cani sprovvisti di microchip, impossibile risalire ai padroni. Si tratta spesso di cani di piccola taglia. Quando arrivano cani al rifugio grazie al microchip riusciamo a rintracciare il padrone che non aveva abbandonato il cane, ma al quale era scappato; il proprietario aveva già attivato le ricerche».

La pandemia ha fatto aumentare il numero delle cessioni e accanto a chi rinuncia a Fido per problemi di gestione, ci sono tanti che sono costretti a lasciarlo in canile. «Ci sono persone che cedono il loro cane per motivi economici, in seguito alla separazione, alla morte del proprietario o al suo trasferimento in strutture dove gli animali non sono ammessi. In aumento i casi di stranieri, soprattutto cinesi o sudamericani, che devono ritornare in patria e non possono portarsi il loro animale». Per qualcuno, forse, a settembre si potrebbero aprire le porte di una nuova casa. «In agosto normalmente le adozioni rallentano o si fermano. Le persone rinviano a dopo le vacanze la scelta di adottare il cane».

Ma oltre ai 45 cani che attendono una nuova vita nel rifugio di via San Damiano ci sono anche 80 gatti e altrettanti mici appena venuti al mondo. «I gattini vengono affidati a piccoli gruppi, massimo di tre, a “mamme“ non sempre volontari dell’Enpa che li seguono nella loro abitazione. L’associazione garantisce cibo e le spese veterinarie per poi essere messi in adozione. Ma a casa Enpa ci sono anche 40 tartarughe attualmente dislocate nel laghetto in attesa di essere trasferite in una struttura ad hoc nella provincia di Forlì. L’ultima tartaruga salvata è proprio cronaca di lunedì pomeriggio quando alle 17.30 i volontari dell’Enpa, ricevuta una segnalazione, hanno recuperato una testuggine che camminava tranquillamente lungo il viale Lombardia di Brugherio. 

Un lavoro immane e senza sosta quello svolto dai volontari dell’Ente nazionale protezione animali di Monza. «Gli animali non vengono mai lasciati da soli anche in queste settimane di vacanza. Ma ogni giorno vengono seguiti dai volontari con professionalità e dedizione».