Domenica delle Palme, l’integrazione a scuola: festa tra i banchi degli studenti islamici

Monza, l’idea del parroco del quartiere a più alto tasso d’immigrazione: "Gli stranieri rispettano le nostre tradizioni, siamo noi a dimenticarle"

Anche le attività dell’oratorio di Cederna sono frequentate da molti stranieri

Anche le attività dell’oratorio di Cederna sono frequentate da molti stranieri

Monza – La religione, nel quartiere popolare di Cederna, a Monza, entra a scuola. La Domenica delle Palme, infatti, vedrà la processione iniziare dalla scuola media del quartiere, nell’istituto comprensivo a più alto tasso di ragazzini islamici di tutta la città.

Un’idea promossa dal parroco della Comunità pastorale San Francesco d’Assisi, don Enrico Marelli, e accolta di buon grado dalla preside dell’Istituto comprensivo di via Correggio, Anna Cavenaghi. Alle 10 i parrocchiani si ritroveranno nel cortile: dopo lo scambio di auguri, il dono da parte del parroco di un ramo d’ulivo alla preside e a seguire l’avvio della processione fino all’oratorio.

Don Enrico da cosa è nata l’idea di iniziare la processione della Domenica delle Palme partendo da una scuola?

"Innanzitutto vogliamo celebrare le Palme con le istituzioni. Quest’anno abbiamo scelto l’istruzione perché consapevoli del suo ruolo fondamentale nello sviluppo di una società. Oggi vediamo disattenzione: il nostro è anche un gesto di solidarietà. Il secondo motivo è che si stanno perdendo le radici cristiane nella società, e poi perché sentiamo urgente l’appello alla pace: l’ulivo è simbolo di pace".

Lei trova che la religione cristiana e i suoi valori di riferimento siano dimenticati dalla scuola?

"Molto spesso sì. Ma non solo dalla scuola, dalla società tutta. Alcune scuole fanno fatica ad accogliere il prete per la benedizione, altre manifestano contrarietà nell’esporre il presepe a Natale. Oggi noi cristiani stessi ci tiriamo indietro su questioni come il presepe perché abbiamo paura della nostra stessa identità. Queste questioni non sono un problema per i musulmani, come spesso si sente dire, ma di noi stessi. Quando si vuole togliere il Crocefisso dalle scuole è perché lo si è già tolto dal cuore".

Com’è a suo avviso oggi la convivenza tra islamici e cattolici in Italia?

"Pacifica e accogliente reciprocamente. I musulmani stimano i cattolici quando manifestano la loro religiosità, perché la vedono come atto di coerenza. I ragazzi musulmani che frequentano il nostro oratorio sono perfettamente integrati e si sentono a casa. Dobbiamo continuamente educarci ad accogliere il diverso, come fece Gesù".

Il rapporto tra scuola e religione è tema costante del dibattito politico, tornato al centro delle cronache dopo il caso dell’istituto di Pioltello, con la scelta di chiudere la scuola in occasione dell’ultimo giorno di Ramadan. Lei condivide la scelta del preside?

"Considerando l’alta percentuale di ragazzi islamici nella scuola la considero una scelta intelligente. Magari i ragazzi sarebbero stati a casa lo stesso in ossequio al Ramadan. Non entro nel merito legislativo e dei regolamenti scolastici, ma a livello morale mi sembra una scelta ponderata e saggia".