Trovati dipinti e stampe antiche: erano stati rubati a Varese e Domodossola

Operazione dei carabinieri dl Nucleo tutela patrimonio culturale: li aveva un uomo di Villasanta

Il maggiore Francesco Provenza

Il maggiore Francesco Provenza

Monza, 16 maggio 2019 - Un dipinto olio su tela (cm 57x47) intitolato “Contadina”, dell’artista Carlo Fornara. Oppure una stampa calcografica (cm 49x66) raffigurante una “Veduta esterna di Genova”. Sono alcune delle opere, per la precisione quattro dipinti dell’800 italiano e quattro stampe antiche, che erano state trafugate da due abitazioni di Domodossola, in Piemonte, e Varese. Le hanno scovate, dopo meno di due mesi di indagini, i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Monza, gli “Indiana Jones“ dell’arte. L’indagine era scaturita da uno dei consueti controlli effettuati dagli specialisti dell’Arma nel mondo degli antiquari, finalizzati al contrato del traffico illecito di beni culturali.

Nella fattispecie, l’attenzione dei militari era stata colpita dalla presenza a Parma, in mezzo ad alcuni beni messi in esposizione da un antiquario, del dipinto “La Contadina”, messo in vendita da un ignaro commerciante milanese. Dopo aver comparato le immagini dell’opera con quelle registrate nell’apposita “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, autentica bibbia dei cacciatori dei tesori trafugati, i militari avevano avuto conferma della provenienza illecita di quel dipinto: risultava infatti rubato il 10 maggio 2004 da un’abitazione di Domodossola.

A quel punto i carabinieri hanno continuato a indagare e hanno rintracciato chi deteneva quel dipinto: un cittadino di Villasanta. Nella sua casa, sono spuntati i restanti dipinti e le stampe, tutti di particolare rilevanza storico-artistica, risultati rubati il 4 dicembre 2003 a Varese. Il possessore dei beni è risultato ignaro della loro effettiva provenienza, e ha raccontato di averli ricevuti a suo tempo da un suo conoscente nel frattempo deceduto. L’altra mattina dipinti e stampe sono stati restituiti ai legittimi proprietari dagli uomini guidati dal maggiore Francesco Provenza. Il loro valore economico complessivo si aggirava intorno ai 50mila euro.