STEFANIA TOTARO
Cronaca

Delitto di San Rocco all’ultimo atto. Pusher ucciso, tocca alla Cassazione

La Procura generale ha fatto ricorso e vuole un appello bis per fare piena luce sull’aggressione mortale. La difesa chiede invece che sia confermata l’assoluzione del presunto mandante dei due baby killer.

Delitto di San Rocco all’ultimo atto. Pusher ucciso, tocca alla Cassazione

Delitto di San Rocco all’ultimo atto. Pusher ucciso, tocca alla Cassazione

La Procura generale chiede un processo di appello bis, mentre la difesa la conferma della sentenza di assoluzione. Sarà la Corte di Cassazione a decidere le sorti del presunto mandante e istigatore dell’omicidio del pusher delle case popolari di San Rocco commesso dai due baby killer. È stato infatti condannato a 30 anni di reclusione dalla Corte di Assise di Monza ma poi scagionato dalla Corte di Appello di Milano, dopo due anni e mezzo in carcere, Giovanni Gambino, 44enne tossicodipentente monzese vicino di casa e amico della vittima 42enne Cristian Sebastiano. Gambino ha sempre negato l’accusa di concorso morale nel delitto e lo scagionano pure i due baby killer, condannati a 12 anni e 10 mesi di reclusione con sentenza non ancora definitiva dopo una guerra di perizie psichiatriche e la mancata concessione della messa alla prova che estingue il reato con i lavori socialmente utili. Contro Gambino numerose voci riferite in un tam tam tra i ragazzi del quartiere, secondo cui è stato l’imputato a telefonare da una cabina telefonica alla vittima per farlo presentare all’appuntamento con la morte. Ma in aula queste voci si sono trasformate in "non ricordo" o in "l’ho sentito soltanto dire" da tutti i ragazzini chiamati a testimoniare. Nell’aprile 2021 era scattato il fermo per il 44enne monzese. Il suo difensore, l’avvocato Stefano Gerunda, ha parlato di "chiacchiericcio" che non ha trovato conferme e di un "buco" nelle indagini perché i presunti contanti che sarebbero stati rapinati non sono mai stati trovati. I giudici di appello hanno accolto questa tesi e hanno assolto, seppur con la formula dell’insufficienza di prove, l’imputato, che è stato scarcerato e che ora potrebbe chiedere un risarcimento per ingiusta detenzione.

Ma prima dovrà attendere il vaglio finale della Cassazione, a cui si è rivolta la Procura generale per ribaltare l’ultima sentenza. Ieri si è tenuta l’udienza di discussione, nella forma della trattazione scritta, davanti ai giudici di terzo e ultimo grado a Roma che probabilmente oggi decideranno sul ricorso presentato dalla Procura generale contro la sentenza di assoluzione in appello. La pubblica accusa ha chiesto che venga annullata questa sentenza per celebrare un processo di appello bis, allo scopo di arrivare ad una nuova condanna per Gambino. Il suo difensore ha invece chiesto che il ricorso venga ritenuto illegittimo e che la sentenza di assoluzione diventi definitiva.