Dalla logistica alla terra. Affari per 12 miliardi

L’economia “non osservata“ vale l’8,5% del Pil. Mezzo milione gli irregolari

Si chiama “economia non osservata” perché sfugge alla statistica ufficiale. In Lombardia, stando agli ultimi dati Istat, pesa l’8,5% del prodotto interno lordo (Pil) regionale: è la somma del lavoro irregolare (3% del Pil), dell’insieme delle attività illegali come mance, affitti in nero (1,5%) e della rivalutazione (4%). In base allo studio elaborato dala Cgia di Mestre, sono circa mezzo milione gli irregolari attivi nella regione. Il dato più alto a livello nazionale, ma con una delle incidenze più basse sul totale degli occupati (10%). Generano un valore aggiunto di oltre 12 miliardi (dato record sui 77 in Italia), il 3,6% del totale di quello prodotto dall’economia regionale.

Uno dei settori più colpito dalle irregolarità è l’agroalimentare. Quello lombardo (valore 14 miliardi) è stato analizzato nel dossier “Cibo e sfruttamento - Made in Lombardia” realizzato dall’associazione “Terra!” con Fondazione Cariplo. Secondo quanto pubblicato nel rapporto, nel Mantovano i lavoratori stagionali (moldavi soprattutto) sono pagati 5-6 euro all’ora per raccogliere meloni da maggio a ottobre. A Bergamo e Brescia, invece, province leader nella produzione di insalata in busta (il 31% del totale nazionale), si lavora nelle serre "200,300 ore al mese". Stipendio 400 euro, il resto in nero. Riflettori puntanti anche sulla filiera che gravita attorno all’allevamento e alla trasformazione dei suini: il comparto è alimentato da una rete di tante piccole imprese che per sopravvivere cercano di abbassare il costo del lavoro offrendo contratti alternativi (e meno onerosi) rispetto a quello collettivo nazionale. Il risultato è l’impiego di addetti poco qualificati, che accettano qualsiasi proposta economica pur di garantirsi un reddito minimo.

Luca Balzarotti