DARIO CRIPPA
Cronaca

Monza, il comandante della polizia locale Pietro Curcio va in pensione: “Lo spirito di servizio la mia linea guida”

Chiamato nel 2018 per ricostruire un comando invischiato nello scandalo concorsi, si è caratterizzato per una gestione meno ‘muscolare’ rispetto al suo predecessore

Pietro Curcio, comandate della polizia locale di Monza

Monza – “Il 14 luglio sarà il mio ultimo giorno di servizio quale Dirigente Comandante del Settore Polizia Locale e Protezione Civile del Comune di Monza. Si concluderà così il mio lungo percorso professionale, iniziato 43 anni fa da semplice agente a Sesto San Giovanni”.

Pietro Curcio, classe 1961, si è congedato ufficialmente così, con poche stringate parole. Ma dietro, i suoi anni a Monza meritano qualche parola in più. In città lo aveva chiamato nel 2018 l’allora sindaco Dario Allevi, anche per riparare ai guai insorti col suo predecessore, invischiato nello scandalo concorsi. “Una realtà territoriale di assoluta bellezza e rilevanza istituzionale e sociale. In tutti questi anni di servizio ho sempre cercato di agire con trasparenza e rispetto rigoroso della legalità, credendo fortemente nella validità della funzione svolta a favore della collettività”.

Ricordi?

“Ci sono tante cose che mi sono rimaste dentro in questi anni di lavoro, ultima la morte di quel bambino cinese investito il mese scorso ai confini con Brugherio”.

Com’è andata a Monza?

“L’unica linea guida è stata sempre lo spirito di servizio, senza il quale non puoi superare le fatiche e le difficoltà di questo incarico. Quando sono arrivato a Monza c’era un clima di serenità e di fiducia da ricostruire, anche all’interno del corpo”.

A Monza era stato creato il Nost, i super-vigili del Nucleo opedrativo sicurezza tattica...

“Lo abbiamo mantenuto cercando però una declinazione compatibile con il territorio e in piena collaborazione con le altre forze dell’ordine. Ogni cosa dipende dall’uso che se ne fa, perché quello che conta alla fine è il bene del cittadino”.

La sua gestione è stata meno ‘muscolare’.

“Soltanto uno stupido può pensare di competere con le altre forze dell’ordine, non c’era bisogno di fare gli sceriffi fini a se stessi, ma di porsi degli obiettivi e delle competenze. Il mio orientamento è sempre andato in questo senso”.

Prima di entrare in polizia locale, stato carabiniere…

“Un’esperienza che ha contributo a darmi una visione e un equilibrio. Ecco, non potrà mai esserci un buon clima nel settore in cui lavori se non si trova un equilibrio”.

I problemi di Monza?

“Monza è una città unica, un polo che raccoglie anche chi arriva da fuori territorio, con tutte le sue caratteristiche anche critiche…”.

Il segreto?

“Mantenere costantemente sotto osservazione le sue problematiche monitorandole. Movida? Senza dubbio esistono delle problematiche giovanili, che abbiamo sempre cercato di affrontare non solo a livello repressivo ma anche a livello di educazione alla legalità dei fin da bambini, con incontri nelle scuole e progetti come “Responsabilmente giovani”, che andavano a toccare diversi ambiti, dal comportamento alla guida alla prevenzione nell’uso di stupefacenti. La parola d’ordine è sempre stata “tutelare”: come quando abbiamo fatto una campagna con pattuglie in borghese per punire e scoraggiare chi guida con lo smartphone: l’obiettivo non mai stato colpire il singolo, ma tutelare la collettività”.

Cosa si porta dietro?

“Il periodo del Covid ha purtroppo impattato pesantemente sulle vite di tutti. Come polizia locale ricordo soprattutto le attività di assistenza alla popolazione, agli anziani e ai bisognosi che si ritrovavano soli, la consegna di medicinali e cibo a domicilio. Mentre tutti gli uffici e le aziende si fermavano, la polizia locale non ha mai chiuso un giorno”.

E adesso?

“Ho presentato le mie dimissioni lo scorso maggio, con la pensione per il momento mi godrò la famiglia. Mia moglie e i miei due figli: Alessandro, che è diventato maresciallo dei carabinieri, e Federica, che lavora come agente della polizia locale a Villasanta”.