
di Cristina Bertolini
È il tempo della crisi e dell’inventiva. Degli espedienti per risparmiare dove si può. Anche per mangiare. È una “processione“ tra i mercati. "Una cliente mi raccontava che ha un calendario per le spese: il martedì in un quartiere per l’acquisto di frutta e verdura, il giro del giovedì tra mercato del centro e un altro negozio per l’acquisto della carne e alla domenica l’acquisto di formaggi in un altro mercato fuori Brianza", conferma Angelo Ornago da dietro al banco della sua macelleria al mercato in piazza Cambiaghi. È l’istinto di sopravvivenza. In gastronomia al mercato si acquistano il pollo allo speigo o le ali. La carne di maiale è quella meno cara. "Tengo d’occhio tutti gli sconti – dice la signora Raffaella – rinuncio ai prodotti di bellezza e vado meno al ristorante".
Ma c’è comunque chi non ce la fa. Piazza Cambiaghi nasconde sotto i suoi portici i senzatetto. Sono loro che, alla fine della mattinata del giovedì e il sabato chiedono ai commercianti se è avanzato mezzo pollo, un po’ di patatine o qualche crocchetta. "Compriamo frutta e verdura – racconta Francesco Salento, habitué del mercato di Monza –, ma anche qui, rispetto allo scorso anno i prezzi sono aumentati, almeno del 20%. Si può spendere un po’ meno sul carburante, utilizzando le pompe non brandizzate o quelle affiliate ai supermercati". Finocchi a 2.90 euro al chilo, zucchine a 3.50 euro e peperoni a 3.60 euro, secondo i commercianti sono ancora prezzi moderati, perché, come spiega Cosimo, un ambulante, la temperatura clemente ha fatto prolungare la stagione degli ortaggi estivi, che in inverno schizzano a 7-8 euro al chilo.
"In parte l’aumento dei prezzi è dovuto all’aumento del carburante – continua Cosimo –, ma occorre anche dire che i contadini sono aggiornati sui prezzi all’ingrosso dell’ortomercato di Milano e anche se producono in Brianza, ritoccano i loro prezzi stando appena più bassi dei prezzi di listino. Potrebbero vendere il prodotto a un quarto avendo costi relativamente ridotti". Così i clienti, per difendersi dal caro prezzi, cambiano menu e riducono l’acquisto delle verdure più costose a vantaggio di erbette, catalogna, verze e coste, decisamente più economiche: da 1.80 a 2.20 euro. Di fatto a ben guardare anche queste sono aumentate, perché fino allo scorso anno oscillavano tra 1-1.50 euro al chilo, ma sono verdure di serra, su cui va a incidere il costo del cherosene per il riscaldamento.
"Qui siamo nel centro storico di Monza – osserva Flavio Steibel, un banco con prodotti gastronomici sott’olio e sotto sale – quindi la nostra clientela abituale non si fa mancare nulla e non rinuncia alla frutta secca per la colazione. I prodotti italiani non sono aumentati, un po’ quelli che vengono dall’estero come le albicocche disidratate dalla Thailandia". E se la frutta non è proprio perfetta come colore e forma e presenta qualche ammaccatura, ci pensano gli studenti dell’istituto alberghiero Olivetti a valorizzarla ugualmente. Il professor Giovanni Conidi ha promosso il “Progetto antispreco“ per cui ogni tanto esce con i ragazzi, accosta gli ambulanti del mercato di frutta e verdura del giovedì e chiede loro di poter prendere i prodotti invenduti a causa di qualche piccola imperfezione.
Mele o arance leggermente fallate, banane con qualche macchia in più: tutto viene poi trasformato in tartine, bruschette, panini, preparati in cucina e sala bar e poi consumati all’interno della scuola, dai ragazzi stessi a merenda. Anche una parte delle materie prime che vengono utilizzate per gli eventi della scuola arrivano dalle donazioni dei commercianti. "È importante che i ragazzi si abituino a non sprecare niente in cucina – sottolinea Conidi –. A volte dimentichiamo che dietro a un cappuccio di lattuga ci sono litri d’acqua per l’irrigazione, costi di raccolta e trasporto".