MARTINO AGOSTONI
Cronaca

Monza, sentenza Tar: restano i campi sulla Cascinazza

E' arrivata la decisione all’ultima contesa legale sull’edificabilità dell’area

Restano i campi alla Cascinazza

Restano i campi alla Cascinazza

Monza, 31 dicembre 2018 - Restano i campi sulla Cascinazza anche con la nuova proprietà di Lenta Ginestra srl. E’ arrivata la sentenza del Tar all’ultima contesa legale aperta sull’edificabilità dell’area libera più discussa e tormentata della città, i 50 ettari lungo il Lambro a sud del centro protagonisti da oltre mezzo secolo di uno scontro tra tutti i suoi proprietari e il Comune che ha fatto la storia dell’urbanistica monzese.

Una vicenda già passata numerose volte nelle aule dei tribunali, sia civili sia amministrativi, e anche l’ultimo dei proprietari della Cascinazza ha deciso di procedere con gli avvocati e dal 2012 ha avviato una nuova contesa legale presentando ricorso al Tar contro i provvedimenti approvati dal Comune nell’ultimo decennio che non solo concedono di costruire sull’area ma anche aumentano le tutele ambientali inserendo i terreni agricoli nel sistema dei parchi sovraccomunali Plis.

Lenta Ginestra SRL, la società immobiliare del gruppo Cabassi che dal 2008 ha preso dalla famiglia Berlusconi la proprietà dei terreni della Cascinazza, ha presentato a dicembre 2012 e poi a luglio 2014 due ricorsi al Tar, successivamente integrati con ulteriori motivazioni, per opporsi alla revoca del 2012 della Variante al Pgt dell’ex assessore Romani che prevedeva 410mila metri cubi di edificazioni, quindi contro il successivo Pgt dell’ex assessore Colombo che riduceva a 20mila metri cubi le previsioni e poi i successivi atti del Comune che hanno aumentato i vincoli su quei terreni agricoli.

Al tar è stato chiesto dalla proprietà il riconoscimento dei titoli per l’edificabilità che sarebbero acquisiti dal 1962, per una convenzione stipulata dai Ramazzotti, allora proprietari, con il Comune per costruire un nuovo quartiere di Monza da 1,8 milioni di metri cubi mai realizzato, oppure il risarcimento del danno per la mancata edificazione quantificato in 66 milioni di euro, cifra per cui è aperta anche una contesa in sede civile per il loro riconoscimento. I giudici amministrativi a fine novembre sono arrivati al pronunciamento che ha respinto il ricorso di Lenta Ginestra contro il Comune riconoscendo nelle motivazione i principi che avevano portato anche le precedenti cause a finire a favore del municipio e non dei proprietari, a partire dalla storica battaglia legale da 300 milioni di euro durata 14 anni della famiglia Berlusconi tra gli anni ’80 e ’90 conclusa dopo - caso quasi unico - 5 gradi di giudizio nel 2007 con la vittoria del Comune. Il principio di base applicato è il riconoscimento del diritto delle amministrazioni di decidere e modificare le scelte urbanistiche come espressione dell’interesse pubblico rispetto a quello privato.