"Business dei permessi di soggiorno Tutto iniziò da un finanziere corrotto"

Lo aveva accusato un egiziano che era stato colpito da una verifica sul lavoro nero in una panetteria. Dalle indagini era emerso un giro in cui erano coinvolti anche messi comunali, commercialisti e poliziottii

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di Stefania Totaro

Da un controllo contro il lavoro nero in una panetteria monzese un’accusa di corruzione a un finanziere che ha dato l’input per le indagini sul presunto business del rilascio o rinnovo dei permessi di soggiorno, o ancora il ricongiungimento famigliare, a stranieri che non ne avevano i requisiti. La circostanza è emersa all’apertura del processo al Tribunale di Monza nei confronti di una decina di imputati di falso. Per la maggior parte sono stranieri coinvolti nell’inchiesta (tutti egiziani, ma anche una cinese imputata di corruzione) a cui si aggiungono i nomi del messo comunale di Monza Antonio Apicella e del ragioniere Mauro Dante Uggeri di Verano Brianza (già coinvolto in un’inchiesta analoga in passato). "Una pattuglia durante un controllo in una panetteria nel 2016 si è imbattuta in un egiziano che, arrabbiato per la verifica, ha rivelato la corruzione di un finanziere - ha raccontato in aula il maresciallo della guardia di finanza di Monza che, coordinato dalla Procura monzese, ha seguito le indagini -. Secondo il suo racconto, sarebbe stato il connazionale Ibraim Saran (l’egiziano residente a Bernareggio già condannato in abbreviato perché ritenuto il promotore del sodalizio criminoso, ndr) il corruttore. Indagando su di lui è emersa una serie di pratiche per connazionali che avevano bisogno di sistemare i dati di reddito e dimora per ottenere permessi di soggiorno o ricongiungimenti familiari". Per l’inquirente Antonio Apicella "era il messo comunale che si era occupato di alcuni accertamenti anagrafici. In una pratica Saran aveva avuto la necessità di trovare un nuovo alloggio e aveva stipulato un contratto risultato fittizio perchè l’abitazione risultava vuota ma era stata certificata la dimora abituale". Per Mauro Dante Uggeri l’accusa è quella "di avere falsificato nella busta paga di un egiziano quale dipendente di una ditta la presenza dell’abilitazione Inail".

Gli odierni imputati sono in parte accusati anche di associazione per delinquere perché, secondo l’accusa, si trattava di un’organizzazione di persone unite per commettere i vari illeciti sui permessi agli stranieri. Accusa non contestata invece al messo comunale, che il Tribunale del Riesame di Milano ha ritenuto estraneo a questa imputazione. Dal canto suo, l’imputato nega anche l’accusa di mancato controllo sulle effettive residenze degli egiziani. Il processo riprende a novembre, nonostante sia incombente il rischio di prescrizione. Tranne per l’accusa di corruzione contestata alla cinese. L’inchiesta ha già portato, oltre alla condanna diventata definitiva di Ibraim Saran, anche al patteggiamento del commercialista di Legnano L.S.S.. Mentre è ancora in corso il dibattimento, sempre al Tribunale di Monza, per corruzione nei confronti dell’allora finanziere monzese Alessandro De Domenico, residente a Bernareggio, del sovrintendente della polizia di Stato in servizio all’ufficio immigrazione del Commissariato di Greco Turro a Milano Giovanni Alongi e di altri egiziani.