
Telefonate hot per per procacciare ‘donnine’ ai night club
Vimercate (Monza Brianza), 23 dicembre 2020 - Chiamava, anche all’estero, dal telefono della scuola per procacciare ‘donnine’ ai night club. Un ex usciere del centro omnicomprensivo di via Adda a Vimercate, Luigi De Rosa, sessantenne, è stato condannato dal Tribunale di Monza per peculato e truffa aggravata ai danni dello Stato a 3 anni di reclusione e al risarcimento dei danni pari a 5.000 euro, oltre alle spese legali, alla Provincia di Monza e Brianza che si era costituita parte civile al dibattimento lamentando un danno economico e all’immagine nei confronti del dipendente infedele, licenziato nel 2015 dopo un procedimento disciplinare (che non ha impugnato).
L’imputato era accusato di peculato per avere fatto spendere circa 1.000 euro di chiamate facendo lievitare a dismisura le bollette telefoniche pagate dalla Provincia, quindi per avere speso i soldi dello Stato per necessità personali e anche di truffa aggravata ai danni dello Stato perché, nelle indagini coordinate dal pm della Procura di Monza Salvatore Bellomo, era emerso anche che il custode a volte timbrava il cartellino ma poi si assentava dal lavoro in orari di servizio e girava per night club mentre risultava assente per malattia. Come aveva ricostruito in aula l’allora comandante della polizia provinciale di Monza e Brianza Flavio Zanardo, convocato davanti al collegio di giudici presieduto da Alessandro Rossato per testimoniare.
"Le indagini sono partite quando il dirigente scolastico ha segnalato un forte aumento nelle bollette telefonic he - aveva spiegato Zanardo -. Abbiamo scoperto chiamate, durante gli orari di servizio come portiere a scuola, a cellulari di donne romene, brasiliane, russe, svizzere, tedesche per ‘piazzarle’ per l’intrattenimento in vari locali notturni". "Sono poi emerse irregolarità nella timbratura del cartellino in orari in cui l’imputato risultava assente, tanto che per garantire il servizio in portineria nella struttura che ospita 4.500 studenti, anche minorenni, si era dovuti ricorrere all’addetto di una cooperativa. Infine spesso l’imputato si metteva in malattia ma negli appostamenti è emerso che accompagnava le ragazze nei locali notturni".
Dal canto suo l’imputato, già sottoposto a una indagine disciplinare conclusasi con il licenziamento in tronco, si sarebbe giustificato nel corso delle indagini sostenendo di avere avuto il secondo lavoro di procacciatore di ragazze dell’Est per locali notturni per la necessità di arrotondare lo stipendio per problemi familiari mentre, per la vicenda dell’assenza al lavoro nonostante il timbro regolare del cartellino, avrebbe dichiarato che è successo poche volte e soltanto per assentarsi dalla portineria pochi minuti, mentre la sua seconda attività svolta mentre era in malattia la svolgeva in orari diversi da quelli dei previsti controlli. Al processo, invece, Luigi De Rosa non si è mai presentato per contestare la ricostruzione della pubblica accusa, accettando di sottoporsi ad interrogatorio e a fornire la sua versione dei fatti.
A difenderlo un avvocato nominato di fiducia che però, nell’ultima fase della discussione del processo, è stato colpito da una sospensione disciplinare e quindi ha dovuto farsi da parte. All’ex usciere è stato quindi nominato un avvocato di ufficio. Alla fine, a ben cinque anni dalle indagini e ancor più dai fatti contestati, per il sessantenne è arrivata la condanna, anche al risarcimento dei danni nei confronti della Provincia di Monza e Brianza.