Tolto alla madre, il papà lo trascura: in coma per la febbre a cinque anni

Monza, il caso di un bimbo affidato al genitore per "rischio evolutivo" e poi finito in rianimazione. Tutta colpa di un’infezione ignorata. Ora il caso in un’interrogazione parlamentare: ispezione in Tribunale

La mano di un bambino in una foto di repertorio (foto Attalmi)

La mano di un bambino in una foto di repertorio (foto Attalmi)

Monza, 19 febbraio 2020 - Un bambino di 5 anni , tolto dal Tribunale di Monza alla madre per "rischio psico-evolutivo" e affidato al padre. Ora si trova in prognosi riservata, all’ospedale di Bergamo, il corpo semiparalizzato "per una probabile lesione al cervello, causata probabilmente dalla febbre alta non curata, per la trascuratezza, dopo un’infezione". I genitori del piccolo, lei residente in Brianza e lui nella Bergamasca, combattono da anni dopo la separazione per l’affido del figlioletto. Lo scorso ottobre il Tribunale civile di Monza ha tolto alla madre il bambino, già seguito dai servizi sociali, affidandolo al padre. Il giudice si è basato per la decisione sulle conclusioni della consulenza psicologica d’ufficio, secondo cui il rischio per il piccolo viene dai comportamenti della madre "che sottendono un radicato convincimento della pericolosità e nocività della figura paterna" e "rappresentano un pregiudizio e un rischio evolutivo significativo sui processi maturativi" del bambino, "che appare esposto allo sviluppo di una rappresentazione maschile dannosa". Lo scorso gennaio la mamma del bambino, difesa dall’avvocato Francesco Miraglia (foto) , ha presentato un’istanza urgente al Tribunale sostenendo, anche con una consulenza di parte e con tanto di foto scattate al bambino, che le condizioni del figlioletto erano peggiorate.

"Era da mesi che segnalavamo lo stato di pericolo in cui si trovava, a causa dell’incuria e della decisione di allontanarlo dalla mamma per affidarlo al padre che vive in un paesino di montagna, nemmeno 300 anime, tre bambini appena, la scuola più vicina a venti chilometri – dichiara l’avvocato Miraglia –. Tanto il padre si è disinteressato di lui che non vivrebbero nemmeno insieme, ma lo avrebbe affidato alla sorella. Con numerose prove fotografiche era stato chiesto nuovamente al giudice di riaffidare il bimbo alla madre: il piccolo versava in uno stato di incuria e malnutrizione da fare pena. Da quanto era sporco aveva le croste sul collo e aveva sviluppato infezioni da funghi alle mani e ai piedini; un vistoso eritema ai glutei era dovuto invece all’assenza di igiene anche della biancheria. Il bambino continuava, poi, a perdere peso per la malnutrizione". Ma l’udienza al Tribunale è rimasta fissata alla fine di marzo. Finchè il 12 febbraio il piccolo è stato portato al pronto soccorso dal padre dopo due giorni di febbre alta.

«Qualche giorno fa la mamma si era accorta che aveva la febbre a 40 e aveva chiesto al padre di portarlo dal medico, ma lui non le aveva nemmeno risposto – continua Miraglia – Adesso un innocente bambino di cinque anni giace in un letto d’ospedale privo della capacità di parlare e di muoversi, con una possibile lesione al cervello che potrebbe lasciargli pesanti strascichi permanenti. Il giudice sapeva e lo riteniamo responsabile. Sapeva dell’incuria, della malnutrizione, della sporcizia, di quelli che sono dei veri e propri maltrattamenti. Sapeva tutto e non ha mosso un dito. Quanto ha sofferto questo bambino? E quanto forse soffrirà ancora, prima che qualcuno intervenga?". Intanto l’onorevole Veronica Giannone ha firmato un’interrogazione alla Camera di chiedendo al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede "se non ritenga di promuovere con urgenza iniziative ispettive".