
L’imprenditore anglo-brasiliano Anthony Armstrong Emery nel 2015 fece fallire il Monza
Alla fine, lo hanno condannato a 58 anni e 5 mesi di reclusione. Per truffa e riciclaggio. Della sentenza, che risale allo scorso febbraio, si era parlato quasi esclusivamente sulla stampa brasiliana. Ma riguarda un personaggio la cui ascesa aveva conosciuto il suo apice (e il suo tracollo) proprio a Monza. Perché prima dell’avvento di Berlusconi e della serie A, il Monza era fallito due volte. L’ultima, nel 2015. Il presidente allora era un personaggio improbabile, l’imprenditore anglo-brasiliano Anthony Armstrong Emery che, dopo aver illuso un po’ tutti promettendo una rapida ascesa nel calcio condita da campagne anti-razziste (aveva addirittura tentato di coinvolgere Lapo Elkann e la ministra Cécile Kyenge), era fuggito inseguito dai creditori. Senza pagare quasi un soldo (solo mezzo stipendio) a giocatori e dipendenti del Calcio Monza. Ma la macchina della Giustizia intanto ha fatto il suo corso.
Millantando di essere un solido imprenditore (a Monza era arrivato in Ferrari, salvo poi scoprire che era stata presa a noleggio), Armstrong era riuscito a mettere a punto una truffa colossale: col suo “Gruppo Ecohouse”, aveva promesso agli investitori – 350 del Regno Unito, almeno 1.500 a Singapore – guadagni annui del 20% con la costruzione e vendita di alloggi per persone a basso reddito nell’ambito del programma “Minha Casa, Minha Vida” nel Rio Grande do Norte.
Case in realtà mai completate e nella maggior parte dei casi nemmeno cominciate. Con ammuina borbonica, Armstrong pare facesse ruotare tecnici e operai per fingere che i cantieri fossero in piena attività, quando in realtà dentro non c’era nessuno. Aveva cominciato a costruire il proprio castello di menzogne diventando presidente di un’altra squadra di calcio, l’Alecrim Futebol Clube e organizzando un torneo. Poi, il Monza.
Intanto, duemila investitori avevano staccato assegni per 75 milioni di dollari. E il calcio si era rivelato uno specchietto per le allodole, come aveva poi dimostrato anche l’approdo nella società, acquistata – vuole la leggenda – per un dollaro a una festa di Capodanno e riempita presto di debiti. Il 14° tribunale federale del Rio Grande do Norte, al termine di un’inchiesta ribattezzata “Il Padrino”, ha condannato anche la figliastra (a 44 anni!) e i due commercialisti della Ecohouse (pena commutata nella donazione di cesti alimentari di prima necessità). Ma la maxi condanna in Brasile non è la prima. Armstrong era già stato condannato dalla Corte Suprema britannica e arrestato dall’Interpol nel 2020 negli Emirati Arabi Uniti, dove era riparato quando era esploso il caso in Italia. Ma era stato rilasciato dopo aver pagato una cauzione.