
di Cristina Bertolini
Una valigia ciascuno, poche cose, atteggiamenti risoluti, carichi di dignità quasi volti a non far trapelare il carico di paura, stanchezza e angoscia che portavano con sè. Così si sono presentati l’altra sera i primi 50 profughi appena arrivati in pullmann dal confine polacco di Krakvez non lontano da Leopoli, attraverso la Polonia, la Repubblica Ceca, l’Austria e finalmente l’Italia. Dovevano essere 56, ma in realtà sono arrivati in 50 fra mamme e bimbi, perché i papà non li hanno lasciati passare alla frontiera, richiesti per combattere.
Arrivano attraverso i contatti dell’associazione “Ti dò una mano onlus“ (diretta da Lele Duse), provenienti da Kiev, da Chernihiv, da Charkiv e numerose altre città messe a ferro e fuoco in questi giorni. Hanno viaggiato per giorni con un bagaglio ridotto all’osso, tra i continui controlli, il più meticoloso ed estenuante alla frontiera austriaca, non sapendo se il miraggio dell’Italia sarebbe diventato realtà.
Ad accoglierli, all’oratorio di San Pio X erano già pronti i volontari di “Ti do una mano onlus“, con la Croce rossa di Monza, l’associazione “Lele For ever“, il Comitato Maria Letizia Verga, Frà Marco Cosini dei Frati delle Grazie che hanno dato disponibilità per 3 nuclei da due persone (mamma bambino), insieme al professor Andrea Biondi, direttore del Centro Maria Letizia Verga (Fondazione Mbbm).
Infatti tra i rifugiati ci sono 15 bambini di cui 7 con leucemie e malattie onco ematologiche. Dopo insistente richiesta di Lele Duse, di assessori e sindaco, sono usciti i medici dell’Ats per effettuare i tamponi. Sulle prime si erano trovati disorientati e avevano risposto di poter intervenire solo tra un paio di giorni. Ma insieme all’emergenza profughi esiste ancora l’emergenza Covid, su cui occorre prendere le dovute precauzioni. Ad organizzare il “Pullmann Zero“ a tempo di record Agostino D’Antuoni (avvocato) e Marzio Iorio (volontario di Ti dò una mano Onlus), hanno subito allertato l’equipe del professor Biondi che ha ricevuto nomi, credenziali e diagnosi e organizzato l’accoglienza, tra ricoveri urgenti e ospitalità alla Cascina Valera, del Comitato Verga e cure in Day - hospital. "Tutta l’operazione - sottolinea Biondi - è stata gestita attraverso Prefettura, Protezione civile e Areu (Area urgenza emergenza). Mamme e bimbi riceveranno un’accoglienza al sicuro e al caldo; vivono il dramma della malattia, nel dramma della guerra e in questi giorni imposteremo il percorso di cura". Altri bimbi con tumori solidi e problemi neurologici sono stati inviati all’istituto Besta e Milano Niguarda.
E’ partita da giorni la gara di solidarietà per l’accoglienza, ma come dicevano i volontari, i tempi di permanenza sono incerti: un mese, sei mesi...chissaà. Per questo si chiede che Comuni e Regioni si organizzino per un’accoglienza strutturata. Per organizzare la registrazione si sono resi disponibili 5 signore ucraine che già vivono a Monza. (sono in totale 970) per la registrazione e le prime parole di conforto. "Noi ospitiamo da 20 anni i ragazzi ucraini - ricorda Lele Duse - promotore di "Ti dò una mano onlus", facciamo passare loro periodi di sollievo terapeutico e negli anni abbiamo costruito scuole e reparti ospedalieri in Ucraina".