La cool hunter: via la tuta sciatta, la donna torna iperfemminile

Paola Bonetti, cacciatrice di tendenze per fiere e boutique di alta gamma, ci racconta come vestiremo dopo la pandemia

Paola Bonetti

Paola Bonetti

MILANO Se Karl Lagarfeld diceva che indossare la tuta è un gesto di sconfitta, "quando si perde il controllo della propria vita, se ne compera una", allora dopo mesi e mesi di homewear stiamo per riprendere il controllo delle nostre vite, perché i cacciatori di tendenza, i trendsetter, i cool hanter come si vogliono chiamare, cioè chi ci dice come vestiremo dopo il lockdown, scommette sul rigetto da sportwear. Si tornerà all’abito. Addirittura sartoriale e lo shopping si farà sì, eccome, oltre l’immaginazione, ma solo di capi che raccontano una storia,  che sono rigorosamente sostenibili,  e che ci rendono felici (vedi colori vitaminici virali per le prossime stagioni). L’esprit du temp detta il «mai più abitispazzatura» in linea con un lifestyle che cerca il green e ha chiuso con il junkfood. Almeno  nelle intenzioni. 

Paola Bonetti, ad esempio, è una giovane cacciatrice di tendenze, alle spalle ha anni di scouting per fiere di moda e  per boutique di ricerca in alta gamma, lei e ne è quasi certa che che lo streetwear sia ormai un late adoper.

"Continuerà ad occupare le nostre vite, perché essere comodi è una esigenza di tutti, ma ci sara una corsa anche alla scarpa di cuoio, al tacco, all’abito iperfemminile, (che non significa certo la scontata scollatura e minigonna) un ritorno insomma alla cura di se stessi, con abbigliamento corretto e attento. La moda ha corsi e ricorsi, come la storia e dopo  anni di scarpe da ginnastica, tute sciatte oppure ultrafashion, ma pur sempre tute,  che il ciclo si stia per chiudere è confermato anche dalle richieste che stiamo facendo come buyer. E a uno sguardo attento lo stile da casa è già cambiato, maglioni over, con collana e orecchini, insomma non più look casuale".

LA CACCIATRICE DI TENDENZE

Che cosa c’è dietro quel sesto senso magico che ti fa intuire cosa vogliamo e cosa si venderà?

"Un mix di esperienze che comincia dai viaggi,  curiosità, capacità di osservare e la consapevolezza che la moda è fatta appunto di cicli"

Come scegli i talenti per le fiere e quelli per gli showroom?

"Nelle fiere i giovani con progetti interessanti, ci sono ragazzi con una creatività pazzesca e futurista,  nelle fiere il non visto, per gli showroom buona regola è mixare, invece,  un capo rassicurante e uno forte".

Il capo rassicurante che resiste a tutto, pure al lockdown?

"Il jeans, l’asso nella manica, ma per il futuro solo con lavorazione sostenibile. Tra il jeans senza carattere da 30 euro e quello da 300 ipergriffato sceglieranno tutti quello da 120 stretto o largo, purchè sia lavorato bene e green".

Le sfilate online e la spettacolarizzazione come alternativa inevitabile alle sfilate hanno cambiato la percezione e l’uso della moda?

"No, sono un metodo di sopravvivenza contingente che ha avuto i suoi lati positivi, cioè sprigionare la creatività, ma c’è e ci sarà sempre bisogno di toccare i tessuti per capire se un abito vale"