
Adriano con la maglia dell'Inter
Milano, 17 febbraio 2021 - Sono 39 oggi, un passo alla cifra tonda. C'è anche chi all'età attuale di Adriano Leite Ribeiro prova ancora a distinguersi tra alte e basse categorie, ma per “l'Imperatore” il traguardo di fine gloria è arrivato abbastanza presto. Fulminea è stata l'ascesa, con un gol in amichevole al Real Madrid su punizione che ha fatto storia, rumorosa la caduta.
Una carriera finita troppo presto
Quando rescinde con l'Inter, il suo capitolo più splendente, ha solo 27 anni e che le capacità balistiche per dominare ci siano ancora lo dimostra l'impatto con il campionato brasiliano, in cui torna poche settimane dopo aver chiuso con i nerazzurri. Segna 34 gol in un anno solare al Flamengo, tanti da fargli credere di poterci riprovare anche in Italia, prima che i mesi alla Roma confermino il contrario. Per un'anima fragile, colpita a 22 anni dalla tragica morte del padre, la lontananza da casa e una guida forte sono avversari contro cui non si riesce a combattere. La compagnia con cui si mostra diventa cricca, spesso deleteria. La battaglia con la routine dell'atleta (alle cui regole è refrattario) un susseguirsi di chili in sovrappeso, foto inopportune, occasioni mancate.
Quell'ultimo bagliore sotto la Madonnina
L'ultimo acuto di Adriano, prima dell'addio ai colori nerazzurri, è però proprio un derby in febbraio, come quello che si giocherà domenica prossima. Il giorno 15, due giorni prima del compleanno con quelle 27 candeline da spegnere. Colpo di testa, palla sul braccio, ma l'arbitro non se ne accorge e convalida. Stankovic raddoppia, Pato accorcia, vince l'Inter. Sembra l'ennesima rinascita, il Brasile lo chiama per la Seleçao. Ma i fantasmi ci sono sempre e tornano vivi. Per qualche giorno, in patria, Adriano fa perdere le sue tracce. Quando torna in Italia, lo fa solo per rescindere l'accordo. Due anni prima aveva risolto un altro derby, ancor più tirato, con una fiammata al 91'. Colpo di testa vincente su corner, svettando su un ex al tempo poco amato dai tifosi nerazzurri, come Christian Vieri. Era stato suo anche il gol del momentaneo 1-0. Una pagina felice nella storia di un portento triste, che alle doti da campione non ha accompagnato la durezza del fuoriclasse compiuto.