Milano, 19 settembre 2022 - La musica come antidolorifico. Come medicina per aiutare ad affrontare e superare "certi momenti storti". E' il Dna dei Painkillers. Come il pezzo dei Judas Priest e come l'Ep delle Babes in Toyland ispirate dal grunge e dal punk della West Coast. I Painkillers, in fondo, son venuti su proprio da lì, nella Milano che ascoltava – e lo fa ancora oggi – proprio il punk degli anni Settanta fino ai Novanta, il pop punk dei Duemila e pure il metal.
Si sono svezzati facendo cover, ma "poi ci siamo decisi a fare qualcosa di serio e di nostro. Basta copie di cose note". E così Andrea Casati (voce e chitarra), Stefano Calzà (chitarra), Davide Baschieri (basso) e Federico Palaia (batteria) sono arrivati oggi al loro terzo album, "On my own", come il singolo che “racconta quella che all'apparenza sembra essere la fine di un rapporto – spiega Andrea –. Sono ricordi che aiutano il protagonista e la sua amata a comprendere come la necessità di stare insieme sia più forte degli errori commessi. La consapevolezza che diventa il punto di svolta".
Il litigio furioso e poi un bacio. La svolta che rimescola le carte e aiuta a ricominciare. Guardando la realtà cercando di voltarsi di scatto. E con l'idea che 'lontano da qui è l'unico posto in cui voglio essere': "E' l'evasione in senso non soltanto fisico, ma anche figurato. L'evasione dal proprio star male, consapevole che comunque i problemi, ovunque tu vada, te li porti dietro". E allora, a volte, è necessario scendere a dei compromessi: "Ma io preferisco dire mettersi in gioco più che trovare compromessi. Dipende tutto dall'attitudine con cui ti poni davanti al cambiamento – chiarisce Andrea –. E' una questione di curiosità, la fame di scoprire sempre qualcosa di nuovo. Da qualsiasi persone e forma d'arte”.
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