Salvini-Orbán, a Milano nasce l'asse contro i migranti

Vertice in Prefettura. Il ministro: alleanza anti-sinistra alle Europee

Stretta di mano fra Viktor Orbán e Matteo Salvini (Lapresse)

Stretta di mano fra Viktor Orbán e Matteo Salvini (Lapresse)

Milano, 29 agosto 2018 - Stop all’immigrazione clandestina. Dal mare e dalla terra. Il ministro dell’Interno e leader della Lega Matteo Salvini e il premier ungherese Viktor Orbán ieri pomeriggio si sono incontrati per un’ora in Prefettura per parlare di immigrazione, economia e dei rapporti tra Italia e Ungheria.

Un vertice che sembra porre le basi per quella che alcuni osservatori hanno definito l’«Internazionale populista e sovranista», un’alleanza che guarda alle elezioni europee di primavera. «Siamo vicini a una svolta storica a livello continentale – sottolinea Salvini al termine dell’incontro –. Mi stupisce lo stupore di una sinistra che ormai esiste solo per contestare gli altri. E che riteneva che Milano non dovesse ospitare il presidente di una potenza europea. Come se fosse la sinistra a decidere chi ha diritto di parlare e chi non ha diritto di parlare. Poi si stupiscono se la gente non li vota più. Conto che questo sia il primo di una lunga serie di incontri». Il leader leghista lancia una stoccata rivolta al sit-in di Pd, partiti della sinistra radicale, Anpi e associazioni antagoniste nella vicina piazza San Babila, ma subito dopo guarda già oltre, alle Europee: «Comincia oggi un percorso che ci accompagnerà per i prossimi mesi per un’Europa diversa, per un cambiamento della Commissione europea. Vogliamo politiche che rimettano al centro il diritto al lavoro e alla sicurezza. Tutto ciò che le élite europee, finanziate dai Soros e rappresentate dai Macron, negano». Orbán, ancor prima del vertice in Prefettura, al termine di un pranzo in zona Brera a base di risotto alla milanese con l’ossobuco, si era già detto d’accordo con il ministro italiano: «Salvini è il mio eroe e il mio compagno di destino». E ancora: «Se Salvini si presentasse alle elezioni ungheresi, le vincerebbe. Per fortuna non lo farà». Battute a parte, Orbán, in cravatta verde, dice che «l’Ungheria ha dimostrato che l’immigrazione può essere fermata sulla terra ferma. Salvini sta dimostrando che l’immigrazione può essere fermata anche dal mare. Noi vogliamo portare aiuti dove ci sono i guai e non importare i guai». Il motto è quello della Lega: aiutiamoli a casa loro.

Il premier ungherese, però, non scioglie ancora il nodo sulle alleanze. Il suo movimento, Fidesz, è nel Partito popolare europeo, mentre la Lega sta alla destra del Ppe nell’Europarlamento. Orbán, non a caso, racconta di «avere chiesto il permesso di incontrare Salvini a Berlusconi», anche lui esponente del Ppe. E alla domanda se intende lasciare il Ppe dopo le Europee, il premier ungherese prende tempo: «Noi vogliamo che il Ppe venga sulla nostra posizione sull’immigrazione». Salvini, invece, è più esplicito sulle alleanze: «Stiamo lavorando per costruire una futura alleanza che escluda i socialisti e le sinistre e riporti al centro le identità. L’Ungheria per noi è un caso da studiare anche dal punto di vista economico: disoccupazione al 3,5%, crescita superiore al 4%, una flat tax al 9% per le imprese e al 15% per le persone».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro