
Simone Orlandi, coordinatore milanese di Fratelli d'Italia
"Il risultato di Fratelli d’Italia in città è indubbiamente un grande successo. Ma più che star lì a incensarci o a lodarsi, dobbiamo pensare alla prossima sfida: le elezioni comunali del 2027". Parole del coordinatore milanese di FdI Simone Orlandi, che analizza il risultato del partito di Giorgia Meloni a Milano: 21,73%, 109.737 voti, seconda lista in città dopo il Partito democratico.
Orlandi, guarda già avanti?
"Il dato su FdI in città non basta per riconquistare Palazzo Marino. Se vogliamo essere competitivi e riuscire ad esprimere il prossimo sindaco di Milano, dobbiamo trovare una Giorgia Meloni in versione milanese".
Impresa non facile.
"Ci serve una figura che attragga voti, riesca a fare gioco di squadra con tutte le componenti del centrodestra e abbia la competenza necessaria per governare una città importante come Milano. Tecnico o politico? Nessuna preclusione. Noi di FdI, alla luce delle Europee a Milano, abbiamo maggiori responsabilità sulle scelte che la coalizione farà in futuro e faremo pesare la nostra voce nella scelta del candidato sindaco. Ma non dobbiamo cadere nell’errore di dire che sarà un candidato indicato per forza da FdI. Deve essere un profilo condiviso da tutti gli alleati. A questo proposito, ho appena sentito i segretari cittadini degli altri partiti del centrodestra, Cristina Rossello per Forza Italia e Samuele Piscina per la Lega, proprio per iniziare a ragionare con loro sulla strategia in vista delle prossime Comunali. Ci vedremo la prossima settimana, probabilmente lunedì".
Quali i primi passi da fare?
"Innanzitutto dobbiamo evitare gli errori del passato. Alle Comunali del 2021 siamo arrivati tardi alla scelta del candidato sindaco. Mancano due anni e mezzo alle elezioni, ma a settembre dovremo iniziare a ragionare su temi e contenuti. Serve un lavoro di squadra, non basta la scelta di un candidato sindaco".
Avete analizzato i motivi per cui da un decennio il centrosinistra conserva una maggioranza in tutte le elezioni a Milano? L’impressione è che il centrodestra nelle grandi città fatichi molto a prevalere.
"Il fenomeno da lei citato esiste ed è molto complesso da inquadrare. A mio parere, una svolta c’è stata con Renzi segretario del Pd: da allora nei centri storici, compreso quello di Milano, i dem hanno guadagnato molti consensi. Il ceto benestante guarda al Pd così come ad Azione e Italia Viva. Anche i dati delle Europee lo dimostrano".
Sui temi dell’agenda politica, il centrodestra deve cambiare qualcosa? Ad esempio su mobilità e ambiente?
"La difesa dell’ambiente e la lotta all’inquinamento per noi sono importanti, ma poi bisogna pensare a politiche compatibili con la vita dei cittadini. Lo stesso discorso vale per le piste ciclabili: si possono fare, ma nel modo giusto. A Milano le ciclabili sono pericolose e sembra che vengano fatte solo per ostacolare le auto. In certi casi, creano più traffico. Ma più traffico vuol dire più inquinamento".
Il centrodestra, però, viene percepito da molti solo come il partito degli automobilisti.
"Per certi versi quello che lei dice è vero. La comunicazione politica è fondamentale. Il centrodestra deve far comprendere meglio la sua ricetta per la mobilità sostenibile e per la tutela dell’ambiente. Bisogna centrare il giusto messaggio".
Ultima domanda: un voto al secondo mandato di Sala?
"Molto basso: tre. Sala non ha più voglia di fare il sindaco e sta amministrando male: applica un’ecologia folle e sminuisce sempre il problema sicurezza. Nel primo mandato, invece, gli si poteva dare un 6 o un 5,5".