Regionali Lombardia, Maran sfida Fontana e Moratti. Stop dei vertici Pd: "Si fermi"

L’assessore lancia la sua candidatura: "Non rispondo a una segreteria sconfitta alle urne". Affondo contro cooptati e nominati: "Vanno rotti gli schemi". Gelo di Peluffo: no a corse isolate

Milano - Guarda agli elettori del Terzo Polo senza ritenere possibile alcun ipotetico ticket con Letizia Moratti, chiude ad un’eventuale alleanza con il M5s, sottolinea che da oggi è in campo contro il presidente uscente Attilio Fontana, e contro la stessa Moratti, supportata proprio da Azione e Italia Viva, ma di non avere remore a calarsi nella contesa delle primarie nel caso in cui il Pd e i suoi alleati decidessero di indirle perché, dice non senza ironia, "la mia storia politica insegna che funziono se passo da una legittimazione popolare e non funziono come cooptato, come nominato": così, in sintesi, Pierfrancesco Maran alla sua prima uscita pubblica da candidato alla presidenza della Regione Lombardia, ieri mattina al Teatro Parenti.

Sfondo rosso , nessun simbolo di partito, scritta bianca: "La grande impresa, Lombardia 2023". Per ora la sua è un’autocandidatura arrivata – non a caso – mentre nel Pd erano in corso contatti e confronti per trovare un candidato governatore che mettesse d’accordo tutti ed evitasse il passaggio delle primarie, visto che i tempi non sono stretti ma strettissimi, se è vero che si voterà per le Regionali già a metà febbraio. Maran individua innanzitutto tre ragioni per le quali è lecito cullare speranze di una vittoria che il centrosinistra insegue da 30 anni: "Nel 2023, per la prima volta, si voterà solo per la Regione, non ci sono accorpamenti con le Politiche e – seconda ragione di speranza – il centrodestra arriva alle urne spaccato, con due candidature, quella di Fontana e quella della Moratti, che fino a 10 giorni fa era la sua vice e che porterà via voti al centrodestra facendo sì che si assottigli il margine tra noi e loro".

Terza leva , la sensazione che la classe politica regionale, a detta di Maran, ha rimandato in questi ultimi, complicati anni: "Una classe politica decadente e incapace di innovare". Quindi le prospettive di ampliamento della base del consenso. Maran resta netto sull’opzione Moratti: "No ad alleanze fatte in laboratorio: non si può cambiare la Lombardia stando con chi l’ha governata fino a pochi giorni fa". Duro su Luigi Zanda, l’ex senatore Pd che nei giorni scorsi si era invece espresso a favore di una convergenza sulla figura dell’ex vicepresidente lombarda: "Lui è uno dei responsabili di decenni di sconfitte del centrosinistra".

Diverso il discorso se il focus si sposta sugli elettori del Terzo Polo: "Io ho una certezza. Non credo che un elettore del Terzo Polo sia a disagio a votare per me, credo lo sia di più se gli viene chiesto di scegliere tra Fontana e la sua vice". Tutt’altro il messaggio ai 5 Stelle: "In Lombardia non hanno mai sfondato perché non sono vicini al comune sentire dei lombardi, qui loro significano decrescita mentre il tema della legalità è già presidiato: ci siamo noi, i sindaci e gli amministratori del centrosinistra". Infine la scelta di forzare la mano e autoproporsi come candidato: "Non possono essere segreterie politiche uscite sconfitte dalle ultime elezioni a decidere chi debba correre come governatore – scandisce Maran – Bisogna passare da una legittimazione popolare. Giuliano Pisapia ha dichiarato che è tempo che una nuova generazione di amministratori del centrosinistra si assuma responsabilità e secondo me ha ragione. È ora di rompere gli schermi".

Il nome unitario al quale sta lavorando il Pd è quello di un altro Pierfrancesco, l’europarlamentare Majorino: "Se ci sono altre proposte si palesino. Se passassimo da zero a due nel giro di 24 ore sarebbe fantastico, non pretendo di essere l’unica opzione". Ma dal segretario regionale Vinicio Peluffo arriva un brusco stop: "Se qualcuno pensa che la strada della coalizione sia da abbandonare per una corsa solitaria del Pd si pone in netta contraddizione con quanto deciso insieme. Se la priorità per qualcuno è diventata il congresso regionale del Pd dico che non è il tema, oggi. Tutte le persone che vogliono contribuire al progetto di battere la destra devono mettersi nell’ottica di farlo insieme a tutti quelli che ci stanno".

 

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