Milano, 10 marzo 2025 – Più alloggi a canone calmierato per gli infermieri e il personale sanitario e più ambulatori e presidi sociosanitari nei quartieri popolari. Si muove su queste due assi di intervento il protocollo d'intesa tra Regione Lombardia e le Aler per 'integrare le politiche abitative e rafforzare la sanità territoriale', approvato oggi dalla Giunta regionale su proposta dell'assessore alla Casa e Housing sociale, Paolo Franco, di concerto con l'assessore al Welfare, Guido Bertolaso.
"Uno dei problemi principali che attiene al reclutamento sul territorio del personale sanitario riguarda la difficoltà di trovare case a prezzi accessibili, questo vale in particolare per le aree delle grandi città ma non solo. Chi opera per la salute e il benessere dei cittadini deve avere il massimo sostegno da parte delle istituzioni e i provvedimenti di Regione Lombardia vanno esattamente in questa direzione".

"La messa a disposizione degli alloggi - aggiunge Franco - è anche finalizzata ad assicurare la presenza di infermieri e personale medico negli ambulatori e nei presidi sociosanitari che vogliamo implementare all'interno dei caseggiati Aler in tutta la Lombardia, sulla base di quanto già avviato con i progetti 'C.A.S.A.' (Centri Aler per i servizi abitativi) in 6 quartieri di edilizia residenziale pubblica di Milano: San Siro, Mazzini, Gratosoglio, Molise Calvairate, Lorenteggio e Salomone".
Critica la consigliera regionale del Pd Carmela Rozza: ”Firmare vuoti accordi non significa dare case ai lavoratori” ha chiosato. “Franco – attacca Rozza- continua a fingere di risolvere i problemi, ma non mette mai in campo provvedimenti risolutivi. Intanto l’accordo annunciato oggi, l’ennesimo del suo genere, usa un metodo che sembra andare contro i lavoratori. Questo perché i bandi sono stilati con le aziende, quindi se un lavoratore cambia ospedale, magari per sfruttare un’opportunità di carriera, perde la casa. Ma non solo. I bandi sono aperti a tutti i dipendenti dell’azienda, non solo al personale sanitario, ma solo a coloro che già lavorano, e non si tiene conto dei territori dove il bisogno di alloggi è più diffuso. È evidente che non sono affatto adatti allo scopo per cui sono stilati, ossia attrarre operatori della sanità là dove mancano”.
“Per attrarre il personale necessario- conclude Rozza- a sanare la cronica e drammatica carenza di infermieri e altri operatori della sanità bisogna offrire lavoro e garantire fin dal primo giorno casa ai fuori sede. Per concretizzare questo bisogna dare la possibilità ai Comuni di mettere a bando alloggi a canone calmierato, destinati solo alle figure professionali che mancano. Da parte nostra ancora una volta presenteremo una proposta di modifica della legge sui servizi abitativi per i lavoratori fuori sede”.