Allarme Inps: le spese per le pensioni superano i contributi. E la Lombardia pesa per il 19%

l record di pensionati è in provincia di Milano con quasi 685mila unità. I consulenti del lavoro: "Il trend peggiorerà"

Un pensionato (Ansa)

Un pensionato (Ansa)

Milano – Per la prima volta i conti non tornano. Le spese per le pensioni superano i contributi versati dai lavoratori. L’allarme è suonato anche per l’Inps, l’Istituto nazionale della previdenza sociale: nel 2022 dalle casse sono usciti 231 miliardi, il 5,6% in più del 2021 (218 miliardi), mentre, in base al rapporto sulle entrate del Mef (Ministero dell’economia e delle finanze), gli incassi contributivi si sono fermati a 230,5 miliardi. A fine anno il saldo negativo potrebbe essere peggiore visto che la cifra prevista per il pagamento delle pensioni supererà i 250 miliardi nel 2023. "Una spesa record" dichiara Sandro Susini, fondatore di Susini Group, studio leader nella consulenza del lavoro che ha elaborato i dati dell’Osservatorio Inps. "Si registrerà un rapporto negativo di circa 5,5 punti percentuale fra le entrate contributive e le spese pensionistiche. Percentuale che in futuro non potrà altro che crescere, tenuto conto della numerosa platea di potenziali pensionati che raggiungeranno i requisiti".

Sandro Susini, fondatore di Susini Group, studio leader nella consulenza del lavoro
Sandro Susini, fondatore di Susini Group, studio leader nella consulenza del lavoro

La Lombardia "è la regione che incide di più nella crescita della spesa". Secondo i dati elaborati sui numeri dell’Inps, i pensionati della regione più industrializzata d’Italia sono costati nel 2022 44,2 miliardi, il 19,2% del totale nazionale. Milano "ha pesato” sulle casse dello Stato il 34,86% dell’esborso, Brescia il 10,64% e Bergamo 10,17%, Varese il 9% e Monza l’8,88%. Più bassa l’incidenza delle altre province: Como 5,73%, Pavia 5,65%, Mantova 3,89%, Lecco 3,69%, Cremona 3,68%, Lodi 2,13% e Sondrio 1,68%.

Il valore medio delle pensioni di vecchiaia è più alto del dato nazionale (1.285,44 euro) e più elevato della media delle regioni del Nord (1.379,92 euro). Gli ex lavoratori dipendenti, infatti, percepiscono circa 1.450 euro lordi al mese, 1.107 gli ex autonomi. Ma lo scenario cambia da una provincia all’altra: Bergamo, Como, Sondrio hanno valori sotto la media lombarda mentre a Milano, Lodi e Monza gli importi sono superiori. "La forte incidenza lombarda sulla spesa pensionistica dipende non solo dal numero elevato di pensionati ma anche dal fatto che a parità di numeri gli importi sono più elevati – spiega Susini –. Le pensioni sono mediamente più alte perché sono stati versati più contributi durante il periodo di attività lavorativa. Qui si concentra il numero di aziende più importanti che possono offrire compensi più alti a parità di qualifica rispetto ad altre zone d’Italia. C’è poi un altro elemento: in Lombardia il lavoro nero è stato tagliato più che in altre regioni".

I residenti che beneficiano della pensione di vecchiaia e anzianità sono circa 2,1 milioni mentre la pensione sociale viene erogata a 68mila destinatari. Il record di pensionati è in provincia di Milano con quasi 685mila unità (660mila percettori di pensione di vecchiaia e anzianità e 25mila di pensione sociale) seguita da Brescia con 251mila e Bergamo con 231mila. Sondrio è la provincia con meno pensionati, soltanto 41mila. "Il numero di pensionati continua ad aumentare: l’età media della popolazione cresce a fronte di una natalità bassa – osserva il fondatore dello studio leader di consulenza per il lavoro –. Lo sbilanciamento tra gli incassi relativi ai contributi versati dai lavoratori e le uscite è un trend che continuerà a crescere. L’impatto della rivalutazione automatica dei trattamenti pensionistici decisa dal Governo Meloni lo scorso dicembre ha portato a un incremento del 7,3% della spesa a partire da gennaio e a un nuovo aumento del 5,6% nel 2024. A questo si aggiunge l’abbattimento del cuneo fiscale che diminuisce i contributi fatti pagare ai lavoratori: solo tra maggio e giugno comporterà un incasso inferiore nelle casse del 2%".

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