Quell’impronta pesante lasciata sulla Terra Ridurre gli sprechi per le generazioni future

L’obiettivo 12 dell’Agenda Onu: consumi e produzione responsabili

Migration

di Elena Comelli

Consumi e produzione responsabili. Sono questi due aspetti, strettamernte legati, a comporre l’obiettivo 12 dell’Agenda Onu 2030, che punta ad arginare l’enorme spreco delle risorse naturali causato da un sistema di produzione e consumo lineare, basato sul modello "usa e getta". La transizione verso un modello circolare dell’economia è un obiettivo centrale per la nostra sopravvivenza sul pianeta, che non è in grado di sostenere lo sfruttamento indiscriminato delle risorse messo in atto oggi dalla specie umana.

Ma che cosa s’intende esattamente per consumi e produzione responsabili? "Si tratta di migliorare la qualità della vita, riducendo al minimo l’utilizzo di risorse naturali, di materiali tossici e le emissioni di rifiuti e inquinanti durante il ciclo di vita di prodotti e di servizi, salvaguardando le necessità delle generazioni future", spiega l’Onu. In altre parole: "fare meglio e di più con meno". I dati raccolti dall’Onu sono preoccupanti. Un primo aspetto critico è il costante peggioramento della cosiddetta "material footprint", vale a dire la quantità di materie prime utilizzate per soddisfare la domanda di consumi finali. Si tratta di un indicatore che rileva le pressioni esercitate sull’ambiente per sostenere la crescita economica e soddisfare i bisogni materiali delle persone.

Nell’arco di circa trent’anni, l’impronta è passata da 43 miliardi di tonnellate nel 1990 a 54 miliardi nel 2000 e a 92 miliardi nel 2017. Si è quindi registrato un aumento del 70% dal 2000, a partire dal quale il tasso di estrazione delle risorse naturali è decisamente accelerato. E la previsione per i decenni futuri è drammatica: se non s’invertirà la tendenza, l’indice raggiungerà i 190 miliardi di tonnellate entro il 2060. Se i dati storici destano preoccupazione, quelli elaborati in base alla distribuzione geografica risultano ancora più impressionanti. Il calcolo della material footprint relativa alle diverse aree del mondo evidenzia infatti un enorme squilibrio tra i Paesi ad alto reddito e quelli a basso reddito.

Nel 2017 i primi hanno registrato un’impronta materiale pro capite (circa 27 tonnellate pro capite) superiore del 60% rispetto ai Paesi di reddito medio- alto (17 tonnellate pro capite) e di oltre 13 volte rispetto ai Paesi a basso reddito (2 tonnellate pro capite). Questo divario negli ultimi decenni si è ridotto, ma non per un calo del consumo dei Paesi ad alto reddito, bensì per una notevole crescita della richiesta di consumi dei Paesi di reddito medio-alto (l’indice è raddoppiato nell’arco di 17 anni). Una tendenza che testimonia l’ingiusto squilibrio che vige tra i Paesi del mondo.

Un altro aspetto centrale per il sovrasfruttamento delle risorse è lo spreco alimentare. Un terzo del cibo prodotto per il consumo umano viene perso o gettato come rifiuto, mentre solo una piccola parte viene riciclata. Questo dato è ancora più negativo se consideriamo che la produzione di cibo comporta anche uno spreco delle risorse utilizzate per produrlo, gestirlo e trasportarlo. Lo spreco di cibo nei Paesi ad alto e medio reddito è legato soprattutto alle abitudini alimentari, poco attente al risparmio o al riciclo. Nei Paesi a basso reddito, invece, il fenomeno dello spreco alimentare è in gran parte dovuto alla cattiva gestione della filiera produttiva e distributiva. L’Obiettivo 12 dell’Onu punta a migliorare l’efficienza nello sfruttamento delle risorse, ridurre gli sprechi e attivare pratiche di sostenibilità in tutti i settori dell’economia. Negli ultimi anni, a livello nazionale e internazionale, si sono fatti alcuni passi in questa direzione: per esempio, nel passato decennio più di 70 Paesi e l’Unione Europea hanno votato un migliaio di provvedimenti a favore di questi obiettivi.

In Italia, secondo l’ultimo rapporto ASviS sul Goal 12, sono stati fatti passi in avanti sul recupero dei materiali: nel passato decennio la percentuale di riciclo dei rifiuti è molto migliorata, arrivando al 49,4% molto vicino all’obiettivo europeo del 50% per il 2020. In questo periodo è cresciuta la consapevolezza che solo un’innovazione rivolta all’economia circolare, all’aumento di produttività e alla riduzione del consumo di risorse naturali è in grado di rimettere in moto uno sviluppo economico significativo.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro