ANDREA GIANNI
Economia

Lavoro a Milano, precari anche col posto fisso. Boom di contratti indeterminati, ma la metà ‘muore’ in due anni

Dopo la pandemia la situazione torna alla normalità: stabilizzazioni cresciute del 10%. "La “megaditta“ è immaginario del passato, mobilità e galassia di aziende che durano poco"

Colloqui di lavoro

Colloqui di lavoro

L’immaginario della "megaditta", dove il posto di lavoro si tramanda di padre in figlio, è relegato al passato. Aziende, nel tessuto imprenditoriale milanese, aprono e chiudono nell’arco di una manciata di anni. E, di pari passo, cresce la mobilità di lavoratori più propensi a cambiare impiego seguendo nuove opportunità e prospettive in un mercato dinamico. Leggendo i dati sulla ripresa occupazionale dopo la pandemia nella Città metropolitana di Milano si assiste, dopo il boom dei contratti a termine negli scorsi anni, a una "progressiva normalizzazione" legata al "trend positivo delle stabilizzazioni a tempo indeterminato".

Anche all’interno del lavoro stabile nel settore privato c’è però un forte "ricambio", con dinamiche riscontrate anche negli anni pre-Covid: circa la metà dei rapporti di lavoro, infatti, "si è conclusa a due anni dall’attivazione", per l’incrociarsi di una serie di cause. "C’è una forte mobilità ma anche dinamiche strutturali a Milano – spiega Livio Lo Verso, responsabile dell’Osservatorio mercato del lavoro della Città metropolitana –. Pensiamo ad esempio a startup che hanno un ciclo di vita breve, attività commerciali che durano pochi anni, riorganizzazioni che riguardano anche grosse imprese. La “megaditta“ non esiste più da tempo, e il forte ricambio non stupisce".

Piuttosto un mercato del lavoro fluido, precario anche per chi ha in tasca un contratto a tempo indeterminato. Sono solo alcune delle dinamiche analizzate nel rapporto 2023 dell’Osservatorio, curato da Lo Verso e Andrea Oldrini e presentato alla Statale in collaborazione con Istat. Grazie a un nuovo approccio si è spostato il punto di osservazione da una visuale di stock ad una di flusso, incentrata sulle movimentazioni che stanno alla base dei travasi tra le platee degli occupati, dei disoccupati e degli inattivi.

E, nell’analisi, spicca una crescita del 10,8% delle trasformazioni a tempo indeterminato di contratti a termine. Sono 78.955, segnale positivo di fronte a un rallentamento delle nuove assunzioni. Nel 2023, infatti, sono cresciute dello 0,2%, rispetto al +17,7% del 2022 e al +24,5% del 2021. Crescono in termini assoluti gli occupati, calano del 13,1% i disoccupati e del 2,5% gli inattivi. Il tasso di disoccupazione, pari al 4,7%, è il più basso degli ultimi cinque anni. "Per il territorio il saldo delle posizioni lavorative a fine 2023 è positivo, pari a +42.779 unità, ed indica il proseguo dell’inversione di rotta post pandemia – sottolinea Oldrini –. Evidente un rallentamento, ma questo va di pari passo con un cambiamento vistoso del peso e del contributo degli elementi di traino alla crescita. Tra i quali emerge il lavoro a tempo indeterminato".