Crisi e austerity, il confronto 1973-2022: dalla Milano appiedata al gas alle stelle

Mezzo secolo di storia, fra amarcord e prospettive future. "Sull’energia tempo scaduto"

Due austerità a confronto

Due austerità a confronto

Milano - Le lancette dell’orologio tornano al 2 dicembre del 1973, quando in Italia fu imposto il divieto di circolazione delle auto private nei giorni festivi. Fu ridotta l’illuminazione pubblica, messe al bando le insegne di grosse dimensioni, anticipata la chiusura dei cinema. Misure d’emergenza imposte per ridurre il consumo energetico, in seguito alla crisi petrolifera e all’impennata dei prezzi legata agli scenari geopolitici internazionali. Ora, dopo mezzo secolo, l’Italia si trova di fronte alla stessa necessità di tagliare i consumi. Abbiamo chiesto a due esperti - il professore di Storia economica dell’Università Statale Giuseppe De Luca e il responsabile scientifico di Legambiente Lombardia Damiano Di Simine - una panoramica fra passato e presente e uno sguardo su un futuro pieno di incognite. 

Giuseppe De Luca
Giuseppe De Luca

Giuseppe De Luca: "Luci fioche e cavalli in Baires, Milano supererà anche questa"

Il docente di Storia economica: "L'’Italia ora è più forte Siamo in grado di ripartire ma il modello va cambiato"

Professor De Luca, che differenze riscontra fra l’Italia dei primi anni ’70 e quella del 2022?

"Negli anni ’70 l’Italia era di sicuro più debole dal punto di vista economico e sociale. L’inflazione era endogena, la lira perdeva costantemente valore, il debito pubblico era fuori controllo e gran parte dei problemi iniziarono da lì. Oggi la situazione è più controllata, l’Italia ha una maggiore solidità economica e stabilità finanziaria e fiscale. Soprattutto, a differenza degli anni ’70, ora c’è l’Unione Europea e la moneta unica. L’Italia era da sola, uscì dalla crisi agganciandosi all’Europa".

Quale lezione si può trarre dalla crisi attuale?

"Sulla questione energetica è arrivato il momento di scelte di lungo periodo, che non si limitino allo spazio di una campagna elettorale, per cambiare il modello. Negli anni ’70 uscirono meglio dalla crisi quei Paesi, come la Germania, capaci di avviare un dialogo proficuo con le parti sociali. Questa è la lezione da trarre. Il bene delle nuove generazioni non deve più essere solo uno slogan. Finora abbiamo vissuto accecati dal consumismo, forse è il momento di rallentare e cambiare modello".

Gli italiani sono pronti a un inverno di sacrifici?

"Abbassare di un grado la temperatura non è una grossa privazione. Il Paese è stato in grado di reagire bene al Covid, alle restrizioni imposte dalla pandemia, e di ripartire. Questa è la strada da seguire".

Quale ricordo conserva dell’austerity anni ’70?

"All’epoca ero un bambino: ricordo le domeniche senz’auto, i cavalli per strada e i servizi al telegiornale sui milanesi che si riappropriavano della città".

Damiano Di Simine
Damiano Di Simine

Damiano Di Simine: "Pannelli sui tetti comunali, ci scontriamo con l’inerzia"

Lo storico ambientalista: "C’è più consapevolezza però le disuguaglianze sono a livelli record"

«Ogni crisi deve essere sfruttata come un’opportunità, ma purtroppo ci troviamo di fronte alla continua inerzia della macchina pubblica. Per fare un esempio, da anni chiediamo al Comune di Milano di installare pannelli fotovoltaici su tutti gli edifici pubblici di proprietà di Palazzo Marino. E non è mai stato fatto nulla». Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia, rivede gli anni ’70 con gli occhi di chi è cresciuto a Seveso. La città, il 10 luglio del 1976, fu colpita da uno dei più gravi disastri ambientali della storia, dopo che un incidente provocò la fuoriuscita di diossina dalla fabbrica Icmesa, investendo terreni e popolazione. 

Qual è la sua lettura, da storico esponente del movimento ambientalista, dell’austerity del 1973?

«L’austerity degli anni ’70, al di là degli aspetti più folcloristici come le domeniche senz’auto, ha prodotto in Italia dei risultati, perché negli anni successivi siamo stati fra i Paesi più efficienti dal punto di vista energetico. Negli anni ’70 non esisteva un diritto ambientale, e dal disastro di Seveso le cose hanno iniziato a cambiare». 

Facendo un salto nel 2022, che Italia troviamo? «Gli italiani ora sono più consapevoli, meno ingenui. L’Italia ha visto anche crescere le disuguaglianze, con i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Per questo la nuova austerità deve essere coniugata con la solidarietà, per non scaricare tutti i costi su chi non ce la fa. I costi devono essere ripartiti in modo equo, e non devono essere fatti pagare alle generazioni future». 

È l’occasione per cambiare modello, sul fronte dell’energia?

«L’energia diventa un costo percepito, che pesa veramente sui bilanci delle imprese e delle singole persone, e questa può essere una molla. Ogni crisi va sfruttata come opportunità, ma purtroppo ci troviamo sempre di fronte all’inerzia della pubblica amministrazione». 

Quali provvedimenti si potrebbero prendere a livello comunale?

«Noi da anni chiediamo al Comune di Milano di installare pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici pubblici, sfruttando un potenziale inutilizzato per produrre energia pulita. Gli operatori energetici sarebbero pronti, lo farebbero anche gratis, il problema è che ci si scontra sempre con l’inerzia della macchina pubblica, con barriere e burocrazia. Questa potrebbe essere l’occasione per rinnovare il nostro appello al Comune».   

 

 

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