
Toro in galleria
La superstizione vuole che per ritornare a Roma il turista debba lanciare una monetina nella celebre fontana di Trevi, mettendosi di spalle all’opera di Nicola Salvi, con gli occhi chiusi e con la mano destra sulla spalla sinistra.
E per tornare a Milano?
Anche in questo caso, la soluzione c’è, seppure meno elegante: chi ama la città della Madunina e vuole rivederla non deve fare altro che recarsi nel suo “salotto buono”: la Galleria Vittorio Emanuele II, il cui pavimento è interamente rivestito di mosaici. Uno di questi raffigura un toro rampante e il turista dovrà schiacciare i testicoli dell’animale, ruotandoci sopra in equilibrio sul tallone del piede, per garantirsi una seconda visita a Milano. Certo, il rituale stride decisamente con l’aria aristocratica dell’ottagono su cui si affacciano - fra stucchi, fregi e colonne - i caffè più “in” della città e numerosi negozi di brand di lusso, ma nessuno resiste al richiamo della superstizione: ogni giorno centinaia di turisti, riuniti in capannelli, aspettano pazientemente il loro turno di assolvere al rituale per la gioia del Comune che sistematicamente deve provvedere al restauro delle parti intime del toro.
Non si conosce l’origine di questa credenza, forse pagana: sta di fatto che, nel corso dell'Ottocento, il 31 dicembre anche i milanesi erano soliti compiere il rito, come auspicio di fortuna per l’anno nuovo.
L’animale è raffigurato in campo azzurro, all’interno dello stemma che simboleggia Torino, la città sabauda prima capitale d’Italia. La Galleria Vittorio Emanuele II che ospita l’ormai celebre toro fu progettata dall’architetto Giuseppe Mengoni, ricordato da una targa proprio all’ingresso della struttura. Per uno scherzo del destino, infatti, Mengoni morì tragicamente precipitando dalla cupola centrale della galleria, che stava ispezionando. Si parlò di suicidio. Era il 30 dicembre 1877, pochi giorni prima dell’inaugurazione; nel 1865 era stato il re in persona a posare la prima pietra per la costruzione dell’opera.
Probabilmente neanche un giro sulle palle del toro avrebbe cambiato il suo destino, ma di certo Mengoni ha contribuito a cambiare l’immagine di Milano, lasciando alla città un’opera coraggiosa, leggera e imponente al tempo stesso, che ancora oggi non smette di meravigliare.