La carovana di Sting torna al Forum: il never ending tour di “My Songs” è pronto a far scatenare i fan

Rispetto alla scaletta dello spettacolo di un anno fa sono state fatte nuove scelte. Recuperate “If you love somebody set them free” e “The hounds of winter”

Sting in concerto

Sting in concerto

Assago (Milano) – Due show in poco più di un anno dicono che ormai la carovana di Sting, in concerto domani ad Assago col suo My Songs Tour, conosce la strada del Forum a memoria.

Da quel luglio ’93 in cui sbarcò tra le sacre gradinate col tour di “Ten Summoner’s Tale”, questa dovrebbe essere la nona volta che l’ex Police ad Assago. Incluso il faccia a faccia con Paul Simon del 2015. Il ventiseiesimo concerto a Milano dal leggendario debutto coi Police al Palalido del 2 aprile 1980.

Questo senza contare, naturalmente, i blitz di altra natura come quello sul palco del concertone di Radio Italia in Piazza Duomo nel 2019. Tra gli eventi memorabili, l’esibizione di diciassette anni fa a Santa Maria delle Grazie col liutista bosniaco Edin Karamazov e le canzoni del bardo elisabettiano John Dowland raccolte nell’album “Songs from the Labyrinth”.

Quello seguito alla pubblicazione “My songs”, l’album in cui Gordon Matthew Thomas Sumner, come si chiama all’anagrafe, reinterpreta e riarrangia le hit della sua carriera, è diventato una specie di “never ending tour” partito a primavera del 2019 e arrivato finora a 314 repliche.

L’ultima è stata aggiunta in calendario solo qualche giorno fa, il 3 agosto 2024 a Cagliari, prima delle (meritate) ferie estive nella tenuta toscana del Palagio acquistata nell’ormai lontano ’97 dal duca Simone Francesco Velluti Zati di San Clemente.

L’ispirazione per il monumentale viaggio musicale di “My Songs” ha avuto origine durante il Capodanno di sei anni fa, quando è stato chiesto a Sting di esibirsi con “Brand New Day” a Times Square e lui ha pensato di aggiornare il pezzo riarrangiandolo completamente. In concerto il bassista di Wallsend, 72 anni, non lesina successi intramontabili, attingendo dal suo sterminato repertorio brani come “Walking on the Moon”, “So lonely” (fusa solitamente con la “Get up stand up” di Bob Marley) o “Roxanne”. Ma anche cose come “Fields of gold”, “King of pain”, “Every breath you take” rielaborate e riarrangiate con uno stile sonoro decisamente più contemporaneo rispetto a trenta oi quarant’anni fa.

L’Englishman (in Milan) spazia dall’iniziale “Message in a bottle” all’epilogo acustico di una “Fragile” dedicata di solito al popolo ucraino con la spinta di Dominic Miller alla chitarra, Zach Jones alla batteria e Kevon Webster alle tastiere.

Rispetto alla scaletta dello spettacolo portato un anno fa, in questa nuova tranche Sting cambia 5-6 canzoni, recuperando cose come “If you love somebody set them free”, “The hounds of winter”, “Heavy cloud no rain”, “All this times”, ma anche una pietra filosofale dell’epopea Police quale “Every little thing she does is magic”. Da non perdere.

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