
“Tim Burton’s Labyrinth“, l’esperienza immersiva che guida i visitatori attraverso l’universo creativo e fantastico di Tim Burton, arriva per la prima volta in Italia: in esclusiva alla Fabbrica del Vapore di Milano
Milano – Un libro, una mostra. Il volume in questione è “The art of Tim Burton” di Leah Gallo e Holly C. Kempf e la sua rappresentazione espositiva “Tim Burton’s Labyrinth”, in visione alla Fabbrica del Vapore fino al 9 marzo.
“Fino a qualche tempo fa le esposizioni di riferimento principali sull’arte e l’opera del regista di ‘Beetlejuice’ e ‘Sweeney Todd’ erano quella ospitata dal MoMa di New York tra il 2009 e il 2010 e ‘The World of Tim Burton’ approdata pure a Torino lo scorso anno” racconta Gianmario Longoni, il promoter italiano della exibit che ha già toccato Madrid, Parigi, Bruxelles, Barcellona e Berlino richiamando oltre 650mila visitatori. “I produttori spagnoli avrebbero voluto ospitare proprio quest’ultima, che però non era disponibile. Così è nata l’idea di realizzarne una nuova, anche se in chiave totalmente diversa. Sia quella del MoMa che ‘The World of Tim Burton’ avevano un’impostazione classica, con l’esposizione di disegni, fotografie, bozzetti e costumi, mentre ‘Tim Burton’s Labyrinth’ cambia ottica, spostando il fuoco sull’immaginario. E questo nonostante la presenza di 200 disegni originali”.

Grande artefice di mondi fantastici e allucinati, Burton ha inventato infatti una sua estetica che nell’arco di quarant’anni gli ha permesso di ricodificare il suo cinema spaziando dal cartone animato alla commedia, dal fantasy all’horror. “Il Labirinto di Tim Burton è un’esperienza emozionante che permette ai visitatori di entrare nella sua mente e scoprire mondi straordinari” spiega Felype de Lima, direttore creativo di Tim Burton’s Labyrinth. “Lavorare fianco a fianco con lui è stato un processo creativo intenso e stimolante, che ci ha consentito di rappresentare quattro decenni del suo genio cinematografico in un viaggio magico e coinvolgente”.
Già, le porte; nella prima sala ce ne sono 4 e un pulsante al centro decide a suo insindacabile giudizio, attivando una cornice luminosa, attraverso quale iniziare il percorso. “Non è una mostra immersiva in senso proprio, ma una forma di fruizione diversa” precisa Longoni. “Noi suggeriamo ai visitatori di dividersi nella prima sala e, una volta all’uscita, scambiarsi le impressioni. Questo perché, grazie alla diversa concatenazione di stanze avranno visto due mostre diverse e nei racconti qualcosa mancherà all’esperienza di uno e qualcosa a quella dell’altro. In tutti, però, la visita creerà lo stato d’animo giusto per apprezzare a pieno i contenuti che trasmessi da Burton coi suoi lavori”.

Tutto tra scenografie ambientali, schizzi originali (non fotografabili) che spaziano dalle prime bozze alle sequenze animate realizzate da Timothy-Tim nell’arco di tutta la sua carriera, sorprendenti effetti speciali e video mapping. “I visitatori possono immergersi completamente nell’universo creativo del regista di Burbank, esplorando temi come vita, morte, amore e follia” assicura Brandi Pomfret, direttore dell’archivio di Tim Burton. “Per me il momento più emozionante è stato vedere il processo creativo prendere vita, dalle sculture alle stanze e contribuire a tradurre nella realtà i sogni e le fantasie di Tim”.
Le riproduzioni a grandezza naturale di personaggi iconici dell’immaginario cinematografico dell’attuale compagno di Monica Bellucci come il Pinguino di “Batman“ e Edward mani di forbice, dal Jack Skeletron di The Nightmare Before Christmas all’alieno macrocefalo di “Mars Attack!” rendono tutto a portata di selfie, dando un impulso alla forza “instagrammabile” della mostra. E il pubblico italiano ha mostrato subito di gradire. “La reazione della prevendita è stata eccezionale, visto che abbiamo superato i 50-55 mila biglietti” anticipa Longoni. “E se si pensa che davanti ai 100 mila biglietti venduti a Madrid in quattro mesi s’era parlato di successo straordinario, ci sono buone possibilità che a marzo Milano possa raddoppiare quel risultato”.