A caccia di misteri e tesori segreti tra sussurri, illusioni e leggende

Milano vanta bellezze artistiche che non tutti conoscono: alcune si nascondono agli occhi dei turisti

Case Igloo

Case Igloo

Milano - Milano, città aperta , vivace e accogliente, talvolta desidera essere scoperta pezzo dopo pezzo come un puzzle tridimensionale: aguzza l’ingegno, invita ad alzare le antenne, perch1é nei dettagli si nascondono le bellezze velate meneghine. Se ti imbatti in una colonna di Marmo in Piazza Sant’Ambrogio non aggirarla: ti trovi di fronte a un monumento di epoca romana. Se osservi meglio, vedrai due fori, ecco, quelli non toccarli: la leggenda vuole che siano stati causati dallo sbattere delle Corna del Diavolo, preso a calci proprio da Sant’Ambrogio. Scrollati di dosso il soprannaturale e vai a Nord. Nascosta dietro al portone dell’unico edificio in stile rinascimentale in Corso Magenta, al numero 65, si scopre la vigna che Ludovico il Moro donò a Leonardo da Vinci per gli anni di lavoro presso il Ducato. Esci e cammina, ne avrai per un po’. All’incrocio tra viale Berengario e via Benedetto Brin, nell’area di CityLife, verrai fologorato da una piramide di carte illuminata dal Castello Pozzi: l’opera era stata voluta da Fiorucci per celebrare arte e moda. Per la prossima tappa devi uscire dalla circonvallazione esterna, ma ne varrà la pena.

Via Lincon
Via Lincon

Non stai sognando, quelle che vedi sono delle case igloo progettate dall’ingegnere Mario Cavallè nel dopoguerra come unità abitative provvisorie per ospitare le famiglie sfollate dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ammirale stando attento a rispettare la privacy dei residenti. Poi torna verso il centro. Ti accorgi di essere nel posto giusto, imbattendoti in un manipolo di turisti intenti a scattare foto ai fenicotteri di Villa Invernizzi. Lì vicino, in via Serbelloni, oltre al rguppetto di curiosi, noterai al Palazzo Sola Busca un citofono in bronzo a forma di un grande orecchio: è la “Ca’ de l’Oreggia“, per scrupolo prova a sussurare un tuo desiderio, potrebbe finire per realizzarsi. Poi torna in Porta Venezia, esattamente su Piazza Oberdan, sotto i tuoi piedi devi sapere che si trova l’ex albergo diurno Venezia, fino a poco tempo fa accessibile solo su appuntamento tramite il FAI. Basta poco più di un chilometro per passare dal quartiere del silenzio a quello arcobaleno: una macchia di villette con balconcini, palme e giardini privati dalle tinte sgargianti. Si tratta di Via Lincoln, conosciuta come la “Burano milanese”.

I fenicotteri rosa
I fenicotteri rosa

Sempre lì a fianco, in Via Carlo Poerio 35, c’è un’altra dimora molto particolare. Mattoncini rossi, finestre strette, tre frontoni a punta: la casa 770 è uno dei sedici cloni presenti in diverse città del mondo e realizzati dalla comunità ebraica ortodossa dei Lubavitcher. C’è un segreto custodito in Via Torino nella Chiesa di Santa Maria presso San Satiro che si rivela solo ai più perspicaci: dietro l’altare, il grande spazio formato dall’abside regolare è in realtà un’illusione ottica, un inganno prospettico messo in atto da Donato Bramante, che ha fatto fronte allo spazio ridotto della chiesa. Come ogni tour che si rispetti manca il gran finale. Incamminati verso via Larga, fino a raggiungere piazza Santo Stefano. Stai per attraversare la “Stretta dei morti”, varca il portone della chiesa di San Bernardino alle Ossa e scendi nell’Ossario. Nella penombra, troverai teschi, vertebre, femori e ulne. Prova a tornare qui il 2 novembre: si dice che nel giorno dei morti una bambina, le cui ossa si trovano presso l’altare, torni in vita per trascinare gli altri scheletri in una danza macabra.

 

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