
L’attore e comico a cavallo tra tv e cinema, Massimo Boldi, 79 anni, nato a Luino e milanese d’adozione
Milano, 31 maggio 2025 – “Bestia che roba! E il cuore fa ta-ta-ta-ta…”. Sì, perché durante la tradizionale cerimonia di consegna del “Premio Rosa Camuna”, a Palazzo Lombardia a ritirare la più alta onorificenza assegnata dalla Regione per il suo contributo allo spettacolo c’era lui, l’icona del cinema anni ’80 e ‘90, con la sua impareggiabile simpatia e quel grandioso talento che ha segnato la storia della risata italiana: Massimo Boldi. Un segno tangibile lasciato dal brillante comico nella carriera nel mondo della televisione e del cinema. E il momento di festa tutto lombardo è stato l’occasione per raccontarsi tra battute, risate e serie riflessioni.
“Ciao Cipollino” mi verrebbe da dirle...Quanto è emozionato per aver ricevuto il premio che rappresenta un riconoscimento alle eccellenze?
“Quando ricevi un premio è sempre una cosa importante”.
Perché pensa di meritarlo?
“Soprattutto per la mia bella vegia Milan…perché quella Milano con cui sono cresciuto è una Milano che non esiste più, si è evoluta ed è diventata una Milano importante, una metropoli”.
Primo di tre figli, nato sul lago Maggiore, papà decoratore di pasticceria, madre insegnante. I suoi inizi come venditore porta a porta per la Motta. Ha abbandonato la quiete lacustre nel 1956 per trasferirsi a Milano. Perché?
“Perché il papà si era ingigantito dal punto di vista lavorativo e aveva preso un laboratorio in via Bellezza a Milano. Io andavo alla scuola Confalonieri, al parco Ravizza. Dopo le medie, l’istituto superiore Cattaneo e poi la scuola serale di vetrinista”.
Vetrinista? Da dove nasce la passione per la recitazione?
“Mai nata. C’è sempre stata”.
Grande carriera da attore e comico, prima di tutto la tv. Che ricordi ha del debutto?
“Il mio esordio fu con Cochi e Renato e Raffaella Carrà con Canzonissima 74”.
Come andò?
“Da dio”.
Poi il successo stellare come comico negli anni ’80 con i cinepanettoni. Quasi cento film. E per più di vent’anni ha fatto coppia con Christian De Sica. Qual è stato il segreto di questo sodalizio di successo?
“La forte amicizia che ci univa e ci unisce al di là di tutto. Siamo diversi: io improvviso di più, lui segue di più il copione. Ci incastriamo alla perfezione”.
Tante belle donne sul set. La più bella?
“Mia moglie!”.
“Natale da Chef” con il grande Gianfranco Vissani.
“Ricordi sublimi e gustosi perché sei in paradiso con il gusto. Vorrei averlo come parente”.
E perché?
“Perché è tutto positivo”.
Un gigante buono.
“Sì, assomiglia a mio fratello Claudio, grande e grosso, anche lui cucina, ma non si chiama Vissani…”.
Com’è cambiato il cinema italiano?
“Bella domanda…difficile la risposta…Si dovrebbe dire che è cambiato il mondo, è cambiato tutto. Le nuove generazioni si fanno sempre, giustamente, avanti. Ma di fenomeni che siano talmente importanti da poter sostituire la vecchia guardia ce n’è forse qualcuno…”.
E la tv?
“Beh, per la tv rispondere è più facile. È cambiata sì, però se cambi un presentatore pian piano si fa il mazzo, diventa carino e simpatico, il pubblico si abitua e diventa familiare. Il cinema è diverso, il pubblico si affeziona a un volto e quando ha scelto il proprio volto per stare in compagnia di qualcuno che ti fa piacere ascoltare, è fatta. La tv un po’ meno perché è fatta anche di autori, di programmi, di orari”.
Cosa fa oggi Massimo?
“Sto preparando una serie tv e un film - non so ancora se per la tv o il cinema - e qui apro una parentesi: (al cinema non ci va più nessuno)”.
Un amico sopra tutti?
“Teo Teocoli”.
Cosa le direbbe ora?
“Devi stare più calmo nella prossima vita, tanto quel che deve accadere, succede”.
Un aneddoto comico della sua carriera.
“Correvano gli anni ‘80, io e Teo prendiamo l’auto per andare alla festa di Carnevale di Rimini per fare uno spettacolo in un locale chiamato “Il Paradiso”, enorme, un fiume di ragazzi. Allora non c’era il navigatore: appena usciti a Rimini, una nebbia che non si vedeva oltre un metro di distanza. Ma come fai a trovare “Il Paradiso“ con la nebbia? Non c’era in giro nessuno. Da soli. Ad un certo momento passa uno con su il tabarro in bicicletta. Io: “Scusi, scusi!”. “Cosa volete? Andate a casa che fa freddo. Su, andate. Cosa volete?”, risponde lui. “Per favore, Il Paradiso?”. “Come?”. “Il Paradiso?”. “Il paradiso è la gnocca…””.