
Mariafrancesca Garritano
Milano, 17 aprile 2016 - Dalla Scala ancora nessuna telefonata. Troppo presto (non hanno rilasciato dichiarazioni neanche al nostro quotidiano). «Ma sto ricevendo tanta solidarietà e congratulazioni. Spero di rientrare al più presto». Mary Garret, al secolo Mariafrancesca Garritano, dovrà essere reintegrata dal teatro milanese. «Questo dice implicitamente la sentenza della Corte Suprema», spiegano i suoi legali, Alessandro Russo e Simone Pietro Emiliani. Nella sentenza depositata venerdì, la Corte di Cassazione (sezione Lavoro) ha rigettato il ricorso della Scala contro la sentenza con la quale la Corte d’appello di Milano, nell’ottobre 2014, dichiarava illegittimo il licenziamento della ballerina. Il caso è noto: nel 2012, Mariafrancesca Garritano aveva rilasciato un’intervista al giornale inglese «The Observer», nella quale smontava l’aura romantica del mondo della danza, denunciando i problemi legati ai disturbi alimentari. Temi affrontati anche nel suo libro «La verità, vi prego, sulla danza». Temi come competizioni, sacrifici e anoressia, che lei stessa aveva vissuto in prima persona. Dopo l’intervista, la Scala, dove lei ballava da quando aveva 18 anni, l’aveva licenziata in tronco. La ballerina aveva presentato ricorso, accolto dal tribunale di secondo grado che ne aveva imposto il reintegro. Nuovo ricorso della Scala. Respinto dalla Corte Suprema.
Mary Garret, soddisfatta della sentenza? «Certo. Molto. Anche perché dopo la sentenza della Corte d’appello mi aspettavo di essere richiamata. E invece non è successo e c’è stato il ricorso».
Chi ha sentito in queste ore? «I miei cari, la mia famiglia».
Dalla Scala nulla? «No, nessuno».
In questi anni lei non ha mai sentito nessuno dai piani alti? «Nessuno».
Il sostegno non le è mancato. «L’opinione pubblica mi ha tanto aiutato, le associazioni che si occupano di disturbi dei comportamenti alimentari o dei diritti delle donne. E anche esponenti politici, con interrogazioni in Parlamento europeo e in Senato».
Cosa succederà adesso? «Non ne ho idea».
La sua speranza? «Già nel 2014 mi aspettavo il reintegro dopo più di due anni di interruzione. Mi aspetto lo stesso ora».
Cosa ha fatto in questi anni? «Ho continuato a studiare sotto la guida del mio maestro, ho dato qualche spettacolo, sono stata ospite di rassegne di danza. Non ho mollato rispetto alla forma fisica per essere nelle condizioni migliori quando verrà il momento».
Una curiosità: da dove nasce il suo nome d’arte? «Tra gli spettacoli di questi anni ne ho creato uno con mio fratello Massimo, su un’idea del primo ballerino della Scala Michele Villanova. Si intitola “Mary Garret e Billy the Kid’’, ispirato al film di Peckinpah “Pat Garrett e Billy the Kid’’. Io ho portato in scena la mia arte, il balletto classico, lui, che suona la chitarra per altri generi musicali, la sua. Come i due protagonisti del film che vanno per la loro strada ma poi si ritrovano».
Ha avuto successo? «Molte le richieste. Anche dalle scuole. Spesso abbiamo unito allo spettacolo un dibattito con specialisti sui problemi adolescenziali, dipendenze e disturbi alimentari. Sono fiera di avere usato l’arte per lanciare un messaggio ai giovani. E sulle note di mio fratello».