
Come in Capuccetto rosso, l'incubo è il lupo
Milano, 11 ottobre 2015 - “Al lupo, al lupo”. L’urlo evocatore di una delle paure più antiche dell’uomo risuona infinite volte nelle campagne del Milanese dove, negli ultimi anni del diciottesimo secolo, si aggira un lupo feroce, assassino di bambini e antropofago. Una storia rimasta a lungo nella memoria popolare e raccolta da Mario Comincini in un libro: “L’uomo e la bestia antropofaga’ “. Il 5 luglio 1792, a Cusago, sparisce un pastorello di dieci anni, Giuseppe Antonio Gaudenzio. Alcuni giorni dopo vengono ritrovati gli intestini, il cappello, la giubba, i calzoni intrisi di sangue.
Il pretore di Abbiategrasso denuncia alla Conferenza governativa di Milano (una sorta di autorità regionale) che nel suo distretto si aggira una bestia feroce. Il 14 luglio un decreto dispone un premio di cinquanta zecchini per chi la ucciderà. Certe paure ataviche resistono anche nel secolo dei Lumi. Nasce la psicosi della Bestia, dell’animale demoniaco che semina morte e terrore. Gli avvistamenti, reali o presunti, si moltiplicano: due a Corbetta, a Villa Cortese, a Busto Arsizio. I contadini trascurano i campi, i bracconieri fanno incetta di lepri e uccelli con la scusa di cacciare la Bestia. Si organizza una grande e inutile battuta fra Cusago, Arluno e dintorni. Viene anche rimodulata la taglia: sei scudi per lupo maschio, otto per una femmina, quattro per un lupacchiotto.
Le aggressioni non si fermano. Il primo agosto, ancora a Senago, la belva si avventa su una quindicina di ragazzini che pascolano il bestiame in una località chiamata il Deserto e trascina nella boscaglia Antonia Maria, una bambina di 8 anni. Accorre gente, il lupo viene messo in fuga, ma la piccola spira poco dopo. Il 3 agosto, ad Asiano, nella pieve di Cesano Boscone, la Bestia azzanna alla gola Domenico Cattaneo, 13 anni, e se lo porta via. Il corpo orrendamente mutilato viene ritrovato due giorni dopo. Il 4 agosto, ad Arluno, tre bambini sono intenti a custodire le bestie. Appare il lupo che fa scempio di Giovanna Sada, 10 anni. Il giorno 11 la Bestia assale per due volte. Si spinge fino a Milano e a Porta Vercellina, parrocchia di San Pietro in Sala, piomba su un gruppo di ragazzi e sbrana Regina Mosca, 12 anni. A Boldinasco, nella pieve di Trenno, l’intervento di un fittavolo salva Dionigi Giussano, 12 anni. La sera del 16 l’accorrere di un contadino non basta per sottrarre alla morte Anna Maria Borghi, 13 anni.
È troppo. Mentre la gente prega nelle chiese, vengono presentati alle autorità numerosi progetti per catturare o eliminare il lupo killer. Viene scelto quello proposto da due preti, don Filippo Rapazzini e don Giuseppe Comerio: costruire all’ingresso dei paesi un piccolo steccato e scavare una buca profonda, collocarvi come esca un agnello o un porcellino oppure un paio di oche, ricoprirla con la vegetazione.
La strage continua. Il 21 agosto la fiera divora Giuseppa Re, figlia tredicenne di un sarto. Il 22 agosto, fra Mazzo e Terrazzano, la preda è ancora una bambina, Maria Antonia Rimoldi. Accorrono i popolani, la belva è messa in fuga, Maria Antonia non sopravvive alle ferite. Il 4 settembre, Gerolamo Bosone, un ragazzo di 14 anni, scaccia la Bestia e salva la vita alla sorella gemella Giovanna. Il 3 settembre don Rapazzini e don Comerio comunicano di avere preparato diciotto steccati e di avere pronte le fosse a Bareggio, Cusago, Cassina Mojana, Senago, Garbagnate, Brughiera Groana, Caronno. Ricompensa per le opere anti-lupo 120 zecchini. Il 24 settembre la Conferenza governativa viene informata da una relazione dei due sacerdoti che sei giorni prima una lupo è stato catturato e ucciso alla Cascina Pobbia, nel comune di Corbetta. La belva viene esposta in pubblico perché abbia termine il terrore.
È la fine del lupo assassino? Sì o forse no. Due anni dopo. Il 17 agosto 1794 la pretura di Monza comunica che in una vigna di Bovisio un lupo ha assalito alle spalle Giuseppe Annone, rimasto illeso. Unica vittima dell’aggressione la marsina dell’uomo, lacerata in quattro pezzi.
di Gabriele Moroni