
Riparta il Lac
Milano, 3 settembre 2020 - Un occhio. In primo piano. Pare quasi ferito, lacerato. Neanche fossimo nel “Chien andalou” di Buñuel. Ma in realtà è solo in parte coperto da frammenti d’immagini: un bacio, una danza, un volo. Perché alla fine è questo l’obiettivo della nuova stagione del LAC di Lugano: tornare a vedere. Come pare indicarci il (bellissimo) progetto grafico di Sir Taki, giovane artista ticinese. Come recita il titolo di un cartellone che si muove fra necessità, gusto, prudenza. «In questi ultimi mesi abbiamo affrontato una situazione difficile, incerta - sottolinea il direttore artistico Carmelo Rifici -, che ci ha costretti a fare silenzio, chiudendo le porte delle nostre case e del nostro teatro. Non si poteva fare in altro modo, ed è stato giusto così. Questo autunno torneremo in scena confortati dal bel riscontro registrato dalla rassegna LAC en plein air e dalla necessità di tornare a vedere. È la nostra specificità di essere umani, ciò che ci distingue dagli amati animali: vedere, riconoscere, comprendere, anche attraverso il teatro, la danza e la musica. Nel comporre la stagione ci siamo concentrati sul cuore creativo del LAC che è la nostra produzione e sulla leggerezza».
In queste stagioni la presenza di Rifici ha sicuramente alimentato un’attenzione particolare verso il palcoscenico svizzero. Questione di vicinanza. Questione di una concretezza autoriale apprezzata anche alla guida della Scuola del Piccolo. Fitto il dialogo fra Milano e Lugano. E non è difficile prevedere che anche quest’anno saranno in molti a concedersi gite teatrali oltre confine. Magari già ora, a settembre. Dove la programmazione s’intreccia con le scelte del Festival FIT, da tempo punto di riferimento della ricerca internazionale. Ecco allora dal 29 “Rame” della performer Lorena Dozio; l’atteso “Book is a Book is a Book” di Trickster-p; gli Anagoor con “Mephistopheles eine Grand Tour”; “Memento Mori” del franco uruguayano Sergio Blanco; “Be Arielle F.” del ginevrino Simon Senn; “Una vera tragedia” di Riccardo Favaro e Alessandro Bandini, vincitore del Premio Scenario. Ottimo inizio. Fra le produzioni più attese, a fine febbraio il “Galileo” dello stesso Rifici, orizzonte brechtiano per una riflessione su potere e scienza insieme ad Angela Dematté. Ma anche “La bottega del caffè” di Igor Horvat, “Bye Bye...” del Leone d’Argento Alessio Maria Romano, il “Diplomazia” targato Elfo, la “Fedra” di Leonardo Lidi. Assolutamente da non perdere poi “Terzo Reich” di Castellucci (il 5 e il 6 dicembre), “Hate Radio” di Milo Rau, “Minefield” di Lola Arias. Visioni preziose. A due passi da casa.