GRAZIA LISSI
Cultura e Spettacoli

Jordi Savall, a Milano la leggenda della musica barocca

Il violoncellista di scena alla Sala Verdi del Conservatorio

Jordi Savall

Immenso come la leggenda che lo circonda e, nello stesso tempo, comunicativo e profondo come la sua musica. Jordi Savall, violoncellista, gambista, direttore d’orchestra ha scoperto pagine di musica antica, barocca e delle culture del Mediterraneo facendole rivivere e amare; brani indimenticabili portate in concerto come solista e con i suoi ensemble Hesperiòn XXI e La Capella Reial de Catalunya, fondati nel 1974 e nel 1987. Questa sera ore 20.30 alla Sala Verdi del Conservatorio con Le Concert des Nations, nato nel 1989, e l’Accademia Beethoven 2020 il Maestro spagnolo inaugura la stagione della Società del Quartetto. In programma le Sinfonie Sesta e Settima di Beethoven, racconta "Sono due momenti musicali diversi e contrastati: la Pastorale è amabile, fra le più belle sinfonie ispirate dalla natura, rivela espressività, intimità. La Settima è l’esaltazione della danza, il finale ha una ritmica favolosa". L’eclettico artista è capace di creare suggestioni e atmosfere, dalla sua musica nasce il film "Tutte le mattine del mondo di Alain Corneau dedicato al musicista Marais vissuto alla corte di Francia. Maestro, com’è riuscito a far amare la grande musica, la barocca a tutto il mondo? "L’arte deve essere trasmessa naturalmente per arrivare all’anima, igiovani cercano emozioni dirette. Vorrei citare una frase di Jean de la Fontaine "La grazia vale più della beltà". La beltà ci sorprende, la grazia arriva al cuore. La musica barocca piace a ogni età, cultura perché non è convenzionale, spesso è eseguita da giovani musicisti pieni d’entusiasmo che condividono la loro felicità con spettatori coetanei che li seguono di concerto in concerto. Le orchestre sinfoniche sono più formali, intimidiscono i ragazzi". Propone l’esecuzione delle Sinfonie di Beethoven con strumenti coevi al compositore. Quali sono le differenze con l’orchestrazione contemporanea? "L’organico è diverso dalle orchestre moderne a cui siamo abituati, alcuni strumenti a fiato sono in legno, quindi il suono è più caldo, i corni sono naturali e il suono risulta più brillante; con questi strumenti rispettiamo i tempi beethoveniani. E’ come rivedere un affresco dopo il restauro e la ripulitura, i colori cambiano ma cambia anche il tuo sguardo sull’opera". La sua carriera è una leggenda. C’è una ricetta? "Non è dipeso da me ma dalla gente, da un passa parola. Ho sempre cercato di fare quello che ritenevo più bello, vicino a me. Sono sempre stato indipendente dal sistema, i miei progetti rasentano l’utopia ma solo così si può essere un vero creativo. Fin dagli esordi mi sono sentito dire "Sei un pazzo! Non ce la puoi fare non illuderti nessuno ti seguirà". Eppure arrivo sempre a realizzare ogni progetto: la musica, il compositore deve essere rispettato e capito da tutti. E’ la mia missione. Nella vita si deve lottare per ciò che si crede, ne vale la pena". Vuole definirsi con tre aggettivi? "Disciplina, sensibilità, fiducia negli altri, senza dialogare con il mondo non si fa nulla".