FRANCESCA BELLOLA
Cultura e Spettacoli

Gastel e la luce di Milano: "Ora tornerà a splendere"

Il maestro della fotografia: "Covid? Come un attacco degli alieni all’umanità Avremmo dovuto essere uniti per combattere questa invasione, invece..."

Il fotografo Giovanni Gastel

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Milano, 1 febbraio 2021 - Espressione della sua arte: eleganza, bellezza, armonia. Non solo. Spontaneità, disciplina e una buona dose di autoironia sono alcune delle caratteristiche che lo contraddistinquono. Giovanni Gastel, fotografo di fama internazionale con una straordinaria carriera costruita in oltre quarant’anni, ha ritratto le donne più belle al mondo: da Naomi Campbell, a Chrystee Tarlon Kirsten, da Eve Marilyn a Linda Evangelista. Gastel, classe 1955, milanese, nonché nipote di Luchino Visconti, è nel Consiglio di Amministrazione del Museo di Fotografia Contemporanea, della Triennale e della Fondazione IEO-CCM.

Cosa pensa e come sta vivendo questo periodo di emergenza sanitaria? "Lo vivo come un attacco alieno all’umanità. Speravo di combatterlo in un mondo unito e coeso, cosa che in realtà non è successa". Crede negli alieni? "Non lo escludo, c’è una tale miridiade di possibilità, mi sembra strano che nell’universo la vita si sia sviluppata solo sulla Terra, magari esiste in forme diverse". Come va il suo progetto “FC - Fotografia e(è) Cultura”? "Bene, è una rivista semestrale di nicchia, di approfondimento e di ragionamento sui linguaggi fotografici e anche sulla trasversalità dell’arte". A cosa sta lavorando? "Sono preso in vari settori. Campagne redazionali di moda per Hearst, in particolare Elle. La mostra “The people I like”, curata da Uberto Frigerio - con oltre 200 ritratti - al MAXXI di Roma, è andata bene e prossimamente verrà anche alla Triennale di Milano. Poi è uscito il libro “Dare del Tu alla bellezza. Frammenti per una inquieta conversazione”. È un dialogo tra me e lo scrittore e poeta Davide Rondoni, per Lamberto Fabbri. Un piccolo gioiellino". Progetti futuri? "A breve uscirà un volume sulle Madonnne andine e barocche, tema a me caro". Lei ha ritratto le donne più belle al mondo. Chi vorrebbe immortalare ancora? "Non ho mai fotograto Kate Moss. Neppure la Merkel. Secondo le Scritture quando risorgeremo saremo luminosi e perfezionati. Ecco, voglio entrare in competizione con Dio". Quanto è importante la luce? "La luce è fondamentale. Non tutti vanno bene con la stessa luce, bisogna adattarla al personaggio che la deve emanare oltre che riceverla. È un punto di forza della mia ritrattistica". Tiene molto alla milanesità. "Adoro Milano, sono cresciuto da genitori elitari, mia madre è una Visconti, per cui milanesissima, papà lo è da dieci generazioni. L’ho sempre amata. Prima del Covid ero felice perché la vedevo risplendere anche per l’incremento del turismo. Sono legato a Beppe Sala perchè penso stia lavorando molto bene". Il suo studio è in una zona strategica... "Quando Flavio Lucchini, direttore di Edimoda, fondò “Donna” in zona Tortona, mi sono strasferii con Ferri e Toscani in quell’area disabitata. È nato un piccolo ‘village’ intorno a noi". Un ricordo di suo zio Luchino Visconti... "Era dolcissimo nei rapporti familiari ma anche severo. Mia madre, a 17 anni, mi costrinse a fargli vedere le mie prime fotografie, volevo morire. Lui mi parlò come fossi un professionista, facendomi anche critiche. Fantastico. Era rigoroso ma geniale".