Diodato: "Il segreto? Lasciar suonare l’anima"

La tripletta: Sanremo, il David di Donatello, il Nastro d’Argento. "Non mi lascio infuenzare dalle mode"

Diodato premiato per “Che vita meravigliosa”, tema de “La dea fortuna” di Özpetek

Diodato premiato per “Che vita meravigliosa”, tema de “La dea fortuna” di Özpetek

Milano, 8 luglio 2020 - Per il mondo della canzone la vittoria di Antonio Diodato a Sanremo è stato l’ultimo momento di normalità prima che ci pensasse il Covid a distanziare socialmente progetti e aspirazioni di una primavera passata davanti allo schermo con quel surrogato di attività live che sono le dirette web. E questo ha finito per accrescere l’allure romantica del cantautore pugliese, nato ad Aosta e residente a Milano, protagonista di un’impresa senza precedenti nella storia della musica italiana quale la vittoria del Festival con “Fai rumore”, quella del David di Donatello e, solo due giorni fa, del Nastro d’Argento con “Che vita meravigliosa”, tema de “La dea fortuna” di Ferzan Özpetek. Una tripletta, anzi un “triplete” per dirla con Mourinho, riuscita solo a Tony Renis ma non in 5 mesi quanto in 42 anni; conquistando il Festival nel ’63 con la “Uno per tutte” di Emilio Pericoli, il Nastro nel ’74 con i brani di “Blu gang” e il David nel 2005 con quelli di “Christmas in love”. "Credo di mettere nella mia musica tanto cinema, concependola spesso come una colonna sonora anche se condensata ai pochi minuti di una canzone", spiega lui a proposito del premio incassato lunedì dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani. "E se questa caratteristica mi viene poi riconosciuta proprio nel campo della Settima arte non posso che esserne onorato".

“Fai rumore” è il quarto singolo italiano più venduto del primo semestre 2020 dietro Ghali (che in vetta ne ha 2) e Tha Supreme. Soddisfatto? "Certo, anche se provo a guardare oltre il contingente cercando un suono che resti. Il segreto penso sia quello di non lasciarsi influenzare più di tanto dalle mode del momento e lasciar suonare l’anima in quello che fai. Un insegnamento che ho attinto dal bagaglio di Ennio Morricone".

A proposito, il Maestro citando Thomas Edison diceva che nel genio l’ispirazione è l’1% e il resto solo sudore. Concorda? "Come visione mi sembra un po’ troppo drastica. Pure De André aveva un approccio simile nel ribadire l’importanza di “vestire” l’idea sempre con le parole giuste. Per me quell’impulso iniziale da cui origina tutto non è l’1% ma almeno il 50% della canzone, perché contiene già tutto".

“Che vita meravigliosa” da cosa origina? "Il seme è venuto da una serata vissuta con la band dopo uno degli ultimi live dell’estate scorsa; rientrato in albergo mi sono steso sul letto e, guardando il soffitto mentre saliva quel filo di malinconia che accompagna la fine di una giornata ricca di soddisfazioni, mi sono detto quanto meravigliosa fosse la vita che mi sono scelto".

Una situazione molto simile a quella ricreata nel video del pezzo, girato a Tokyo. "Volevo mostrare la doppia anima dell’uomo che prima se ne sta passivo sul letto a “subire” le notizie che gli rovescia addosso la tv, ma poi si alza ed esce in strada per andare incontro ad una realtà nuova tutta da scoprire".

Tornando ai Nastri, la cerimonia si è svolta lunedì ma i risultati erano già nell’aria da tre-quattro giorni. "Un po’ mi è dispiaciuto perdermi il brivido del “and the winner is…”, perché in quel momento l’adrenalina è alta e l’esplosione di gioia (o la delusione) forti, ma capisco la situazione e va bene così. Posso garantire però, che, anche senza sorpresa, la felicità è stata tanta".  

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