
Davide Mengacci, 76 anni, presentatore televisivo, con l’amico Gianni Berengo Gardin, 94 anni. A destra, uno scatto di Berengo Gardin realizzato a Linosa nel 1991
Che “strana” coppia, Gianni Berengo Gardin e Davide Mengacci. Sì, proprio lui, l’autore di trasmissioni cult negli anni Novanta, da “Candid camera show“ al primo reality italiano “Scene da un matrimonio“, sino a “Fornelli d’Italia“. Una reunion, in nome dell’isola di Linosa, una delle più sperdute del Mediterraneo (stasera alle 18 all’Acquario civico di Milano, “Gianni Berengo Gardin e Davide Mengacci. Linosa 1991”, ingresso libero), una cavalcata nella memoria e a fare da sfondo le splendide immagini di Insulae aqua, di Berengo e Filippo Romano, mostra a cura di Alessandra Klimciuk. “Ma quale strana coppia!” esordisce Davide Mengacci, 76 anni, un piglio nella voce che non ha perso lo smalto degli anni migliori, quando era l’indiscusso protagonista di trasmissioni nazional popolari: “Siamo amici da 50 anni e sono molto più simile a lui di quanto non possa sembrare”.
Anche lei ama la fotografia...
“Di più, sono un fotografo. Anche se non professionista e all’epoca, quando l’ho conosciuto, avevo un’agenzia di pubblicità e davo lavoro ai fotografi che mi piacevano. Gianni era uno di loro. Se poi guarda le mie fotografie si accorgerà che l’influenza del neorealismo francese è molto forte. Che poi è la matrice di Gianni. Direi che dal punto di vista della comunanza ideale non siamo affatto diversi!”.
E va bene, ma che c’entra Linosa? Berengo Gardin approda sull’isola dal 24 al 26 dicembre 1991 per assistere a quello che lui stesso definisce “il Natale ‘povero’, ma ‘vivente’ dell’isola di Linosa”. Lei?
“Negli stessi giorni, dopo aver girato, a giugno, “Scene da un matrimonio“, invitato dalla coppia linosana Rosalba e Vincenzo, siamo tornati per una puntata speciale di “Scene da un Natale“ a Linosa, andato in onda su Canale 5 il 25 dicembre 1991. Un unicum, non c’è più stato un seguito”.

Berengo Gardin l’aveva già seguita su altri set televisivi, insieme avete pubblicato nel 1992 il libro “Viva gli sposi. Come ci si sposa oggi in Italia“.
“Proprio così. Gianni fu mandato lì da “Epoca“. Io arrivai su quell’isola sconosciuta e straordinaria dopo un viaggio avventuroso di 18 ore che non dimenticherò mai: due aerei, la corriera e una nave. L’incontro con la gente mi è rimasto nel cuore”.
Stasera, grazie alla collaborazione di Mediaset, verranno proiettati estratti di “Scene da un Natale“ a Linosa.
“Sì. E Carramba, che sorpresa: rivedrò Gera dopo 34 anni, una bambina allora appassionata di danza. Le portai in regalo un tutù. È stata un’esperienza straordinaria, era come se tutti fossero nel salotto di casa a festeggiare. Il personaggio all’epoca era il parroco dell’unica chiesa dell’isola, don Onofrio Scifo, fulcro di quanto succedeva nel paese compreso il presepe vivente. Per richiamare i fedeli invece di suonare le campane metteva la lambada: diffondeva la musica in tutta l’isola con gli altoparlanti”.
Hai più ritrovato nei suoi programmi in giro per l’Italia questo senso genuino della vita?
“Non ho mai più ritrovato un’intera comunità, una piccola isola che partecipasse al presepe vivente. Emozioni forti”.
E adesso non sarà mica in pensione...
“Diciamo che ho rallentato parecchio. Non giro più l’Italia. Faccio televendite e sto preparando un programma di turismo e gastronomia che dovrei girare in primavera. Anna Moroni sarà la mia partner”.
Rimpianti?
“Nessuno, ho cavalcato tutti i generi. L’unico è per il tempo che passa”.
Le piace la televisione oggi?
“La guardo poco, preferisco programmi di approfondimento su Rai Storia e guardo Alberto Angela”.
Ha conosciuto tanti colleghi: un ricordo in particolare?
(Ride) “Lo scherzo di Gerry Scotti che mi convinse che potevo sostituire una giacca di scena con una mia vecchia. Il giorno dopo il direttore di rete mi ha dato una lavata di testa. Ancora oggi mi vergogno”.
Avrebbe mai immaginato di fare una carriera così in tv?
“I miei genitori hanno cercato di orientarmi diversamente sin da piccolo. Lavorano al Piccolo Teatro, io giocavo nel reparto costumi. Anni dopo, quando ho venduto l’agenzia di pubblicità, mia madre me l’ha confessato: volevano che facessi il bassotto del Signor Bonaventura, di Sergio Tofano. Era destino...”.