L'INIZIATIVA / Parole e pensieri ai tempi del coronavirus: "Positivo"

Il regista e attore teatrale Finazzer Flory invita i lettori de Il Giorno.it a "raccontarsi al tempo del virus"

Il drammaturgo, regista e attore Massimiliano Finazzer Flory

Il drammaturgo, regista e attore Massimiliano Finazzer Flory

Milano, 11 marzo 2020 - Una parola al giorno per trenta giorni, un mese di riflessioni e pensieri che andranno a costruire una "letteratura del ricordo". È l’invito che Massimiliano Finazzer Flory, regista e attore teatrale, lancia ai lettori in collaborazione con Il Giorno. Il drammaturgo propone una parola di stretta attualità legata al Covid-19, invitando i lettori a scrivere un breve pensiero (600-700 battute) in merito. Le riflessioni, da inviare all’indirizzo mail redazione.internet@ilgiorno.net, saranno pubblicate online e contribuiranno a costruire una memoria collettiva di com’erano la Lombardia e l’Italia ai tempi del coronavirus, accanto ai contributi che di giorno in giorno manderanno alcuni personaggi della cultura e dello spettacolo.

La parola odierna è POSITIVO. Hanno dato il loro contributo, fra gli altri, il genetista Edoardo Boncinelli, Andrea Bocelli, la compositrice e musicista Giulia Malaspina, l'artista Marco Nereo Rotelli e il filosofo Silvano Petrosino.

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“Penso positivo, perché son vivo, perché son vivo” cantava Jovanotti qualche anno fa. Molti, troppi discorsi vengono dedicati da anni alla dicotomia positivo/negativo, un malvezzo che trova il suo coronamento nel tema delle energie positive/negative che emanerebbero dalle persone. Di questi tempi l’aggettivo “positivo” ha una brutta eco perché si riferisce al fatto di essere infetti (dal Coronavirus, ma molto peggio dall’HIV). Ma se ne guarisce, così che “Sono positivo, ma sono vivo ma sono vivo.” potremmo cantare oggi! La continuità innanzitutto!

Edoardo Boncinelli (genetista)

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“Positivo”: esserlo non è una scelta, è la parola stessa a custodirne una conferma. L’etimo ci ricorda che non di una condotta, da sposare o disconoscere, si sta ragionando, quanto invece di un’asserzione, intimamente legata a ciò che sussiste, alla sorprendentemente positiva condizione d’essere al mondo. Il medievale “positivus”, parente stretto del participio passato latino “positus”, svela il senso profondo della positività, espressione di ciò che è, inevitabile esito di chiunque abbia coscienza della propria identità e della propria esistenza... Coi piedi piantati per terra, positivamente, senza il rischio di smarrirci o di promuovere di grado il nostro peggior nemico (la paura), possiamo affrontare al meglio ogni cosa, anche la più inattesa e complessa. Perché ogni prova è tassello di quell’esperienza terrena che ci è stata donata e che ci vede sempre e comunque privilegiati protagonisti. Diffondiamo il virus della positività, di per sé potente antidoto.

Andrea Bocelli

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Reinventarsi, investire questo tempo libero che abbiamo, perché ne abbiamo tanto. Essere musicisti oggi vuol dire rimanere senza lavoro ma può anche voler dire avere tempo per se stessi. Possiamo migliorare nelle lacune che abbiamo e così non potremo più utilizzare la scusa del tempo che non abbiamo per studiare. La musica è un oceano, possiamo perderci e nuotarci dentro e la fine di questa situazione arriverà in un baleno e saremo più forti di prima. La meditazione ci aiuta tanto oltre che a migliorare noi stessi a vedere l’oggi sotto un altro punto di vista. C’è tanto da cambiare, sia nello stato in cui viviamo sia nelle persone. È stupido perdere del tempo prezioso, perché la vita è un dono, dobbiamo ricordarlo e per questo dobbiamo vivere intensamente. Fregandocene delle persone che ci dicono i no e andando avanti per la nostra strada. Solo così possiamo essere positivi oggi e domani ne usciremo vincenti. Ne usciremo con più musica perché investiamo l’oggi per creare nuove melodie e armonie che possano aiutare il mondo semplicemente rallegrandolo. Possiamo migliorarci come persone e anche questo può servire al mondo perché possiamo fare una mano concreta e aiutarlo a riprendersi migliorandosi a sua volta. Possiamo stare con le persone che amiamo e anche se non necessariamente al loro fianco possiamo dimostrare loro che abbiamo utilizzato questa situazione per il meglio che è e non il peggio. Sorridiamo alla vita perché siamo fortunati ad essere italiani ed io in particolar modo mi sento fortunata di fare musica perché oggi è la cosa più bella che c’è.

Giulia Malaspina (compositrice e musicista)

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Molto d’istinto … Questo forzato e temporaneo cambiamento ci rende tutti più simili ma anche più lontani. Simili nella paura, nel rinunciare ai parametri di vita vissuti finora, nella riduzione drastica di desideri e sogni. Lontani per la paura del contagio e dunque mai come ora L’altro è veramente un alterità. Questo virus dovrebbe darci la forza di cambiare paradigma e rinunciare a questo devastante modello di crescita infinita. Quindi cosa si deve cercare? Una necessaria rifondazione bisogna trovare. Rifondare a partire dal pathos, la capacità di avvertire, di sentire. La capacità che un poeta ha in sé nell’aprire semplicemente gli occhi sul e nel mondo.

Penso alla poesia 'istanti' di Borges 'se potessi vivere di nuovo comincerei ad andare scalzo all'inizio della primavera e continuerei così fino alla fine dell'autunno. Farei più giri nella carrozzella, guarderei più albe e giocherei di più con i bambini'

Solo per dire che questo dramma ci aiuta a pensare alla nostra vita è non solo per il virus. Siamo nel bel mezzo di un catastrofico cambiamento climatico, giusto per ricordarcelo. Eppure per quanto buia possa esser la notte segue un Alba. Ecco aspettiamola con occhi nuovi, con mente diversa. Avere gli occhi per uno sguardo d’amore. Si avvertire amore, Caritas. Onorare la presenza dell’altro, facciamo che le nostre case siano anche case del linguaggio. Ricominciamo a parlar con chi ci sta vicino, a pensare. È tempo di pensar: 'vola alta parola' scrisse Mario Luzi. È tempo di alzarsi nuova/mente. Che faccio io? Mi alzo, ogni mattino e leggo, prima di sentire i notiziari, una poesia. Non cambia nulla, ma aiuta lo spirito. Poi disegno idee e ancora traccio da seduto, senza correre, il percorso che ancora voglio percorrer. Con lucidità, senza terrore, senza affanno.

Marco Nereo Rotelli (artista)

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Non c'è interpretazione che tenga: di fronte a chi sta facendo l'esperienza del dolore e della sofferenza non c'è interpretazione che possa pretendere di dire «no, ti sbagli, non è vero che tutto è negativo, a ben vedere c'è anche del positivo». Tale pretesa è ridicola. Certo, a volte un'esperienza dolorosa si dimostrerà in un secondo tempo come qualcosa di fecondo ed ultimamente di positivo; ma ora, mentre soffro e sono in pena, nessuno può essere così arrogante e violento da dirmi che la mia esperienza non è la mia esperienza, che io mi inganno sulla mia stessa sofferenza. E allora, ora, che cosa fare? Innanzitutto bisogna operare con tutte le forze per alleviare il dolore e per aiutare chi soffre; ma poi si deve anche impedire che una simile esperienza negativa fecondi il negativo, trasformandosi così in una sorta di giustificazione della rabbia e del risentimento nei confronti della vita stessa. Avere uno sguardo positivo sul negativo non significa banalizzare ottimisticamente il negativo, ma significa, una volta riconosciuta la ferita del negativo, sperare ch'esso non fecondi, operando, anche in questo caso con tutte le forze, affinché esso non si trasformi nella sola luce con la quale illuminare tutta la realtà. La speranza non è l'ottimismo.

Silvano Petrosino (filosofo)

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Penso ad un anno fa. Di positivo, c'è che ho un anno in più. Ho dato sollievo ai miei pensieri scrivendo poesia. Sono poeta e di me dicono: Crea con parole, le ammucchia “come granelli di sabbia” in un lavoro operaio che ha molto del divino. Continuo con le mie parole, mi inchino al mio positivo. Sarà sempre un più di tutto, seppur con poco.

Carmen Biella 

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Sono una persona molto grata e questo mi aiuta a riconoscere ciò che arricchisce le mie giornate e a valorizzarle e anche in questo momento, non semplice, che stiamo vivendo, cerco di rimanere presente a me stessa e all'ambiente osservando il problema e cercando di allargare la mia visione per cogliere le risorse e le potenzialità che può offrire e per sviluppare un modo funzionale per viverlo.

Raffaella

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11 marzo 1956 - 11 marzo 2020

Forse pochi si ricorderanno del quel fatidico giorno del 1956, quando nevicò a Roma. Mia madre quel giorno era impegnata nella nostra casa di ringhiera di un piccolo paese milanese a partorire. Partorire me, un esserino di appena 3 Kg. La nascita dopo sette anni di matrimonio e di attesa ansiosa di diventare madre, non poteva essere che un fatto più che Positivo. Oggi a distanza di 64 anni, il Giorno propone questo tema: "Positivo" per ricordarci in futuro cosa sta succedendo attualmente in Italia. Ho letto positivo e non ho pensato al Covid-19 ad essere positivo al tampone, ma da brava italiana (come solo noi Italiani lo siamo) ho pensato al futuro, ho pensato positivo. Perchè in mezzo a qualsiasi evento negativo, qualsiasi disgrazia noi Italiani  non molliamo mai, ma come la Fenice che rinasce dalle proprie ceneri, noi risorgiamo a vita nuova. Perchè malgrado tutto noi ragioniamo positivamente.

Miriam Merlo

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Non voglio fare l’ottimista a tutti i costi. Continuo a pensare che si debba passare a provvedimenti più forti (vedi post precedenti) e che questo maledetto Coronavirus ci farà ancora molto male ma cerco di evidenziare alcuni elementi positivi che ci lascerà e sui quali sarà opportuno investire tempo e risorse necessarie per sfruttare tutto quanto possibile da tali elementi. Per ora mi limito ad evidenziarli con poco più di un titolo e piccolissimi spunti di analisi, ma spero ci sarà il tempo per analizzarli meglio e per aggiungerne altri che, ora, non mi vengono in mente. 1 - le aziende hanno scoperto lo smart working. Si può lavorare meglio, la produttività aumenta, le persone potranno costare di meno, ci saranno più posti di lavoro, la gente si muoverà di meno e sarà più soddisfatta; 2 - avremo acquisito una grande esperienza di gestione di problematiche complesse e inaspettate, che la natura, più forte di noi, può sempre prospettarci; 3 - abbiamo ritrovato uno spirito di nazione unita che può sempre venire buono e che ci potrà aiutare a meglio comprendere le ragioni degli altri; 4 - i partiti capiranno (qui sto più esprimendo una speranza che una certezza...) che conviene mettere, davanti ai propri interessi, quelli del paese, guadagnandoci, peraltro; 5 - abbiamo imparato a stare insieme nelle case riscoprendo piaceri e modalità dimenticate nel passato (esempio banale: i nostri figli, normalmente, non ci telefonavano ma, ora, chiamano loro tutte le sere per chiederci come stiamo...); 6 - riscopriremo alcuni valori dimenticati tipo la calma nel fare le cose, il rispetto nei confronti dell’altro, il valore della comunità, la lettura, etc. Cito Blaise Pascal: Tutta l'infelicità dell'uomo deriva dalla sua incapacità di starsene nella sua stanza da solo; 7 - abbiamo imparato a cercare alternative allo status quo che, troppo spesso, impigrisce e impoverisce l’intelligenza. Mi fermo qui, non vorrei esagerare, ma non penso di sbagliarmi troppo.

Graziano Camanzi

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Bussero (Mi) - 11/03/2021 (Un anno dopo). Mi ricordo quando un anno fa a noi over 65 anni fu chiesto di rimanere a casa per precauzione verso il coronavirus. Le nostre piccole abitudini quotidiane furono stravolte. Il numero di commissioni da svolgere fuori casa si ridussero alle poche veramente essenziali. Aumentò enormemente il tempo da dedicare alla lettura. Il numero di articoli letti integralmente sui giornali incrementò esponenzialmente, così come il numero di pagine giornalmente lette di un libro. Fu un periodo in cui mi sentii ben più informato ed acculturato del solito. Roberto Rinaldi

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Positivo ... e la parola che ripeto dal primo giorno quando ho percepito la delicatezza del problema ... il mio significato che gli do è prettamente correlato alla POSITIVITÀ ... e per ora voglio continuare ad intenderla in questo modo. Grazie Massimiliano Finazzer Flory, per la tua iniziativa...

Alex S.

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Positivo. E’ un nome abusato, che suona bene, consola e fa sentire invincibili, è una modalità rap che grida la rabbia come gioia, spesso superficiale; quando la religione diventa superstizione, la promozione vendita commerciale, il viaggio nell’inconscio un’illusione pieno di scorciatoie, come un labirinto che riporta al punto di partenza. Già nell’Ottocento fu il Positivismo, che scartava tutto quello che era fuori dal rigor della logica, sacrificando la creatività, la malattia come anomalia, era l’arroganza di una scienza che si credeva neutrale e quindi universale. Non esiste che quest’attimo ed è consolidato solo il passato della memoria. Dobbiamo provare a vivere in un futuro anteriore.

Ilaria Guidantoni

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Di positivo oggi, 11 marzo 2020, voglio ricordare il senso di unità della nostra amata Italia. Oggi camminavo nelle strade che solitamente percorro a Roma. Tutto uguale e tutto diverso oggi. L’ho sentito nell’aria questo cambiamento, un modo diverso di porci tra  noi. Non un io che mi difendo da te, ma un noi che insieme ci difendiamo. Finalmente una coscienza collettiva che va oltre la politica, la divisione tra regioni ed etnie. Positivo questo. Molto positivo. E di positivo oggi voglio ricordare anche un’altra cosa, qualcosa che sembrerà futile e banale. Il mio parrucchiere ho saputo che riaprirà il 3 aprile. Da oggi. Ho trovato un bel cartello sulla porta. Ha deciso di stare chiuso per tutelare la salute del personale e dei clienti. Giusto così, mi sono detta mentre camminavo, tutto sommato posso farne a meno. Positivo. Non lui il parrucchiere al coronavirus. Io al mio adattamento. L’adattamento, il fluire con gli eventi, è sempre positivo. E rinunciare volentieri, per una giusta causa, ad abitudini che solitamente ci sembrano  irrinunciabili, che sia il parrucchiere o altro, mi fa star bene oggi. Si perché questo anche mi fa sentire l’unità e la appartenenza alla nostra amata Italia. Ecco, di oggi 11 marzo, pensando alla parola positivo, parola che in questi giorni fa temere, fa tremare, fa morire, vorrò ricordarmi questo. Il positivo oggi, io voglio ricordarlo così. 

Cristina Settanni

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Sembra proprio una data non scelta a caso  quella di Massimiliano Finazzer Flory: 21/03, “le Idi di Marzo”, periodo in cui venne assassinato Giulio Cesare dalla congiura di 60 senatori per   il forte timore che tutto fosse sotto il suo unico controllo : questo potrebbe essere ricondotto , visto tra un anno, alla volontà’ unita all’azione per pulire, trasformate i disagi umani e le parti politiche corrotte , passando proprio ad un cambiamento che venne rappresentato con l’elezione del figlio Ottaviano il quale elimino’ il sistema oligarchico ( il nostro a cui soggiaciamo ) creando un principato , il nostro vero Cambiamento nei fatti. In realtà muovo cautela nello scrivere, poiché  sono ben consapevole , calandomi già  nel 11/03/2021, di quali potenti ripercussioni economiche, politiche sociali subiremo da parte di un meccanismo pressoché mondiale. Saremo inesorabilmente schiacciati da un magma non alla nostra portata e sarà solo l’inizio. Questo è realismo. Positivo? Le persone vogliono avere speranza, hanno bisogno di credere! Ci vuole  ben poco per impostare un’argomentazione compiuta di speranza e coraggio, ma dentro di me mai mi perdonerei nel tradire a fronte di una “ maschera vincente” il lettore immerso nella tragedia. Quale il messaggio onesto da divulgare? Muoviamo tutti coraggio in nome dell’Essere Umano! Già da ora dovremmo  riunirci fra pochi per impostare pianificazioni di strade/ percorsi alternativi per cominciare quella “nuova sicura e protetta vita“ nella scelta  e nel credo di lasciare insieme al passato/ presente gli  attaccamenti materiali e le tanto affezionate abitudini nei fatti, diversamente non possiamo neanche pensare lontanamente al Cambiamento e relativi sviluppi alternativi. La mia attenzione non si rivolge ad un segmento privilegiato ma all’umanità tutta immersa nei differenti drammi.

Alessandra Miorin

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Cerchiamo tutti, in questo delicatissimo momento, di vedere il “mezzo bicchiere pieno”. Ci sono cambiate le giornate, le abitudini, i comportamenti. Siamo disorientati, confusi, a volte ancora troppo faciloni, ma dobbiamo, a mio avviso, cercare la parte positiva di questa drammatica esperienza che nessuno di noi si aspettava di vivere. Al di là dei dolori, delle sofferenze, dei rischi e delle incognite che ci stanno accompagnando in queste ore di “nuova solitudine”, credo che potremmo avere la grande occasione di riscoprire alcune parti della nostra vita che abbiamo ormai trascurato. Di ritrovare cioè certi momenti “di pensiero” non sempre e soltanto condizionato dal business o dall’egoismo anche se affettivo. Potremmo per una volta essere meno robot, educati al profitto, e più umani dedicati all’altruismo e alla solidarietà. Invece di essere reclinati su noi stessi, miopi e chiusi dalle sollecitazioni dei meno fortunati, dobbiamo approfittare di questa emergenza per alzare lo sguardo e uscire dalla logica dei nostri occhi esclusivamente puntati sulle nostre scarpe. Dobbiamo ritrovare il piacere e la gioia di tempi più lunghi, di pensieri più articolati, di pause salutari per scoprire, a mio avviso, prima di tutto il resto, che noi italiani, come ci raccontava recentemente Farinetti, siamo molto fortunati. Senza alcun merito siamo nati in un territorio che ha un ecosistema fantastico, unico al mondo e che ci ha sempre permesso una qualità della vita straordinaria e invidiata da tutti gli stranieri. Non abbiamo sempre apprezzato questo “stellone” e siamo diventati troppo anarcoidi, individualisti, superficiali. Oggi il Coronavirus ci impone uno stop.Una pausa di riflessione. Lo supereremo, ma mi auguro che ne valorizzeremo l’esperienza per acquisire maggior consapevolezza della nostra fortuna al di là dei nostri meriti Nei momenti più tragici della nostra storia, noi italiani abbiamo dimostrato con orgoglio e spirito identitario,di saperci tirar su le maniche e riprendere il cammino: lo faremo anche questa volta, mi auguro, lo ripeto, in modo più virtuoso, con maggior serietà, responsabilità  e visione solidale.

Riccardo

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Positivo abbraccio Positiva sono io. Positivo sei tu. Positivo il suono della tromba di Miles che avvolge questo pomeriggio lunare. Positivo è chi non ha paura del virus perché è già morto più volte. Positivo è il coraggio di pensare. Positivo è il mio gatto nero che dorme tranquillo e non sa che l’ha scampata anche questa volta. Positivo è il mio vicino ottantenne che si preoccupa per noi . Positivi sono tutti i nostri sogni. Positivo è il giallo e il nero per la luce e il cambiamento Positivo è il fumo della mia ultima sigaretta. Positivo sarà il mio primo bacio. Positiva sono io. Positivo sei tu.

Bayoulab

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"Positivo"...cosa ci può essere di positivo nelle notizie che sentiamo in questi giorni tra una pagina e l'altra, i lavori in casa sempre rimandati e le telefonate che mi distolgono dalla mia solitudine? Eppure oggi grazie a questo tempo ritrovato e dilatato , ho potuto vibrare come una corda dal profondo delle mie emozioni che si sono risvegliate come un vecchio strumento abbandonato nell'angolo della stanza che ritorna a vivere...E Marzo era anche quello, 1821, quando il poeta immaginava una battaglia di tutti gli italiani per la vittoria e l'unità del Paese contro lo straniero. E la stessa unità e l'unica speme e cuor solo ci unisce in una guerra come nella bella poesia. "Positivo", ho riscoperto rileggendola una poesia attuale! "Positivo" : ho capito che quel gesto che fece Ulisse legandosi al ramo della nave per non venir trascinato dal periglioso canto delle Sirene si può leggere come un agir sensato e un modo per prevedere il futuro. Prevediamo sin d'ora, quando abbiamo ancora tempo, cosa può succedere prossimamente e autolimitiamoci saggiamente. In questo modo sopravviveremo.  La stessa razionalità che ha guidato l'astuto eroe ci ha portato tutti intenzionalmente o no ad una scelta autolimitante individuale.  E cosa di più " positivo" di riscoprire i classici e la forza della poesia che sempre ci parla in modo nuovo? 

Clara Canna

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La paura dell'essere positivo, al contagio, ti lascia accanto un grande disagio, e tale parola diventa il suo contrario portando qualche anziano a dire un rosario. Ma c'è anche un piccolo immenso sotterfugio dove qualcuno può trovare rifugio. C'è una qualche canzone sul pensare positivo cosa che la può fare il divo o il personaggio più schivo. Pensare che restare dentro la propria casa può rappresentare una semplice pausa, un momento per accorgersi del patrimonio che abbiamo e non solo un motivo di reclamo. Un libro dalle pagine ingiallite che sembra abbia vissuto parecchie vite, un film con un grande attore o le note vocali di un cantautore. Pensare, pensare positivo non darà il tempo di esser lascivo.

Antonello Corradi

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È pandemia. E tu giochi. È crisi finanziaria. E tu ridi. È sconcerto globale. E tu, sotto lo sguardo di una mamma amorevole, il nostro punto fermo, muovi i tuoi primi passi scomposti, pronunci le tue prime parole. Quelle senza un senso apparente, quelle che noi adulti percepiamo appena e che invece hanno una pienezza dirompente. Quelle che, in fondo, risuonano come un antidoto contro il veleno della negatività collettiva. E allora ecco che mi fai tornare indietro. Io che sono proiettato sempre in avanti, con lo sguardo rivolto sempre a quel che dovrò fare, alla meta che dovrò raggiungere. Allenato, ormai, a correre, a divincolarmi, in mezzo a quelli che, come me, vanno freneticamente verso chissà dove. Ecco, tu mi fai ritornare a quando ricercavo sensazioni, rimanendo sorpreso dalle cose semplici, impressionato dalle cose facili della vita. Sempre con una penna e un buon libro in mano… Hai il potere di essere il mio nuovo punto di partenza e, al contempo, un luogo magnifico da esplorare con curiosità, un mare calmo sul quale galleggiare. Il mio punto di arrivo. In un momento come questo, dove il macigno della vulnerabilità sembra essersi posato su ciascuno di noi, facendoci riscoprire finalmente umani, tutti uguali, tu sei il mio punto d’appoggio, la mia leva per sollevare questo mondo. Un mondo che richiede solo un po’ di tregua e ce lo ha fatto capire a modo suo, obbligandoci a rallentare. Ed è in questa ritrovata lentezza che sono felice d’essere padre. Ed è in questa ritrovata calma che mi godo il tuo candore, quello capace di trasformare la fragilità in forza. La paura in speranza. Quella che non deve morire mai… Antonio Errigo  

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