
Enrico Deaglio, vincitore del Premio Bagutta 2020
Milano, 26 gennaio 2020 - Un grande libro, nazionale e insieme milanese, dolorosamente milanese: “La bomba” ovvero “Cinquant’anni di Piazza Fontana”. E’ il libro, Enrico Deaglio l’autore, Feltrinelli l’editore, che la giuria del Bagutta ha decretato vincitore dell’edizione 2020 del premio più antico, quasi inutile ripeterlo sempre, e più “pulito”, giusto sottolinearlo, nel panorama letterario italiano. Un premio che questa sera vedrà tenersi la cerimonia ufficiale, ma fra amici, nella Sala dell’Ermellino, in via De Grassi, messa a disposizione da Francesco Micheli dopo lo sfratto dalla mitica trattoria - accanto, il premio per l’opera prima: al duro “Febbre” di Jonathan Bazzi, edito da Fandango -. Libro scritto da un autore nato nel 1947, breve incursione nel mondo della medicina, poi una lunga, articolata, sempre coerente carriera nel giornalismo e nella scrittura d’inchiesta. Enrico Deaglio, dopo alcuni “ex aequo” nei tempi recenti, un premio assegnato “quasi all’unanimità” . "Questo mi fa molto piacere. Perché io sono torinese, e il premio è molto milanese. E perché onestamente il mio è un libro coraggioso, che racconta la verità su una questione ancora divisiva". Non da subito… "No. Subito nessuno osò mettere in dubbio la versione ufficiale: la bomba anarchica. Mentre l’ordigno che il 12 dicembre 1969 nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura fece 17 morti e 88 feriti venne preparato e collocato dal gruppo veneto di Ordine Nuovo, un’organizzazione nazista con forti agganci e protezioni ai vertici dello Stato italiano, che non fece nulla per impedirlo". O che coprì da subito la verità? "Certo, la coprì. Facendo esplodere la seconda bomba, quella alla Banca Commerciale. Cancellando tutti gli indizi fondamentali". Sciatteria? Insipienza? "Tutt’altro. Un ordine preciso impartito da Roma". Nella tragedia dei protagonisti dei depistaggi, a chi la palma del re dei burattinai più mostruosi? "Certo a Freda, in primo luogo, individuo patologico. E con lui a Guida, il questore di Milano, già carceriere a Ventotene". Un frutto dell’amnistia voluta da Togliatti? "Già. Solo Pertini capì subito". Ma i giornalisti? "Silenziosi. Scandalosi. Solo Il Giorno mostrò coraggio. Soprattutto con Marco Nozza, il ‘pistarolo’. E pubblicando per decenni il monito ‘noi non dimentichiamo". Una bomba che “esplode” ancora. I giornalisti non sembrano molto cambiati. Fanno da corona a citofonate provocatorie con divertita complicità… "Innegabile. Però l’Italia non è più ammorbata da quel clima che oggi ci pare incredibile". Deaglio, reazioni politiche al tuo libro? "Nessuna. Che vuoi? I leader attuali sono giovani. E anche ignoranti. Piuttosto spero che ‘La bomba’, con le novità che contiene, possa riaprire il ‘caso Piazza Fontana’ anche sul piano proprio giudiziario. Per il reato di concorso in strage non è prevista la prescrizione".