"Mancato ritorno in zona gialla? L'ennesima beffa": l'amarezza di Confcommercio Lombardia

La presa di posizione: "La regione per l'Ue non è neppure tra le aree a rischio. Assurdo che passaggio non avvenga per una questione puramente formale, conseguenze gravissime per le imprese"

Serrande abbassate in zona rossa, si attendono i ristori

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Milano, 28 gennaio 2021 - La zona gialla da fine gennaio sembra essere diventata ormai un miraggio per la Lombardia che, salvo clamorosi colpi di scena, sembra destinata a un'altra settimana in arancione. Il tutto dopo il "pasticcio" dell'errore sui dati che ha determinato un periodo di immeritato lockdown per il territorio, già messo a dura prova da mesi di chiusure e restrizioni per arginare la diffusione di Covid-19. La Confcommercio Lombardia, che negli scorsi aveva lanciato un appello per un rapido passaggio di fascia, è tornata a far sentire la propria voce: “La possibilità che la Lombardia resti in zona arancione ancora una settimana ci sembra francamente una beffa”. 

“Come abbiamo già sottolineato, il ritorno in zona gialla dovrebbe avvenire il prima possibile, se i numeri lo consentono, per garantire almeno un briciolo di certezza e di possibilità di programmazione alle attività commerciali” spiega Confcommercio Lombardia. “Passaggio che, in questo caso, potrebbe non verificarsi per una questione puramente formale: non sarebbero cioè trascorse le canoniche due settimane dall’ultimo cambio di colore”. “Ricordiamo, però, che la Lombardia – oltretutto non classificata dall’Europa come area a rischio - ha subito una chiusura del tutto ingiustificata dal 17 al 23 gennaio” puntualizza Confcommercio Lombardia. Oggi infatti l'Europa ha aggiornata la mappa delle aree italiane in rosso pubblicata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), aggiornata al 28 gennaio. 

“Scoperto l’errore, in quell’occasione si è potuto procedere ad un cambiamento di colore già dopo sette giorni.  Alla luce dei danni subiti dalle attività economiche lombarde auspichiamo, perciò, l’adozione degli stessi criteri di flessibilità e ragionevolezza, in modo da non perseverare in un errore dalle conseguenze gravissime per le imprese”. “Bisogna chiarire – aggiunge Confcommercio Lombardia - che si tratta di una questione che ha un peso enorme per gli oltre 45 mila pubblici esercizi in tutta la regione: bar e ristoranti che, con la zona gialla, potrebbero tornare a compiere l’attività di somministrazione, almeno durante il giorno”. “Nessuno vuole mettere in secondo piano le esigenze sanitarie – conclude Confcommercio Lombardia - in questo caso, però, alla luce di numeri aggiornati, non tornare in zona gialla solo per una questione di rigidità della burocrazia ci apparirebbe, francamente, poco opportuno ed uno schiaffo per quelle tante attività già allo stremo. Attività per le quali ogni giorno di chiusura fa, davvero, la differenza”.

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