Milano, 14 settembre 2023 – Nei suoi ricordi si susseguono aule di Tribunale, processi, visite in carcere e i volti di centinaia di imputati. Yassa Raouf ha 91 anni e da tutta la vita lavora come interprete di lingua araba, francese e inglese nel Palazzo di Giustizia di Milano.
Sorride, mentre racconta delle prime arringhe dell’ex magistrato di “Mani Pulite” Antonio Di Pietro, mostrando con orgoglio una cartellina blu con decine di lettere piene di elogi scritte da ex pm e procuratori aggiunti. Poi Yassa si cambia espressione e spiega che adesso, "dopo oltre sessant’anni di servizio", si trova accusato di avere mentito durante una traduzione, facendo così finire in carcere l’imputato. "Che interesse avrei avuto?", si domanda incredulo lo storico interprete egiziano, iscritto all’Albo dei consulenti tecnici “Periti estimatori-Traduttori” dal 1964.
La sua disavventura giudiziaria comincia lo scorso 29 giugno, quando viene incaricato di prestare servizio in un processo per direttissima a carico di un marocchino. Quest’ultimo dichiara di non avere un domicilio stabile e, anche per questo, il giudice stabilisce per lui la misura cautelare in carcere. Passa un mese e ci ricasca, coinvolto in un altro episodio di microcriminalità. Torna in aula. All’udienza successiva c’è un’altra interprete e stavolta la difesa chiede il rito abbreviato, domandando se sia possibile per lui trascorrere gli arresti domiciliari a un preciso indirizzo di via Padova. A quel punto l’imputato dichiara di dimorare lì "abitualmente, come ospite di un connazionale" da cui avrebbe preso in affitto un posto letto.
E precisa: "Non l’ho riferito alla scorsa udienza, di avere residenza abituale - ha messo a verbale - perché l’interprete (riferendosi a Yassa) aveva detto che era meglio non indicassi quel domicilio".
E’ solo la sua parola, è qualche altro interprete egiziano ha “soffiato sul fioco“, ma tant’è. Nonostante questo è partito un procedimento disciplinare a carico di Yassa che contesta l’episodio di cui è accusato "non solo non corrisponde alla realtà dei fatti - scrive lui in una lettera indirizzata alla giudice Margherita Monte, delegata per l’albo Ctu e Periti -, ma va a toccare la dignità e la professionalità che da anni mi hanno guidato in questo lavoro”.