Wow spazio fumetto, Roma nega i fondi: "Per loro non siamo luogo di cultura"

Il direttore Luigi Bona contro il ministero dei Beni culturali: in Italia regna la burocrazia, museo a rischio

Il direttore di «Wow-Spazio Fumetto» Luigi Bona

Il direttore di «Wow-Spazio Fumetto» Luigi Bona

di Marianna Vazzana

Non basta l’albo originale made in Usa con la prima apparizione di Spider-man autografata dal suo creatore Stan Lee e neppure la galleria di tavole firmate dal milanesissimo Guido Crepax, il papà di "Valentina", tesori che il pubblico avrebbe potuto ammirare prima del lockdown al museo di viale Campania "Wow Spazio Fumetto".

Snobbato da Roma un patrimonio di 800mila pezzi originali tra disegni, albi, libri e giornali, "opere che vanno da Disney ai nostrani come Benito Jacovitti e Franco Caprioli, materiale inestimabile che non ha nessuna biblioteca o altro ente in Italia", sottolinea il direttore Luigi Bona. Già. Per il Ministero dei Beni e le Attività culturali tutto questo non è sufficiente: "Codesto ente non rientra tra i musei e i luoghi della cultura che espongono beni culturali", in quanto "luogo espositivo di cose prive della qualità di bene culturale", la risposta secca che lascia di stucco come motivazione al "rigetto" della domanda che Wow aveva presentato per poter attingere al fondo destinato al sostegno di musei e luoghi della cultura non statali dopo la prima ondata di emergenza sanitaria, in questo caso specifico "per i minori introiti dal 1° marzo al 31 maggio".

La “Nona arte” non è considerata bene culturale, con tutte le conseguenze del caso: "Il danno quantificato finora è di 140mila euro. Siamo costretti a stare chiusi per le disposizioni governative anti Covid e non abbiamo altre risorse economiche. Rischiamo di chiudere per sempre, se il Ministero non farà retromarcia".

E Milano rischia di perdere uno dei suoi gioielli, una realtà (gestita dalla Fondazione Franco Fossati) che compirà dieci anni di vita l’1 aprile e che ha ospitato decine di esposizioni permanenti e temporanee, tra cui quella dedicata ai mattoncini Lego o Star Wars, oltre a eventi culturali e laboratori in un luogo amatissimo, che solo lo scorso anno è stato visitato da 80mila persone. "È una questione puramente burocratica: se i nostri beni fossero registrati alla Sovrintendenza – chiarisce Bona – probabilmente i finanziamenti non potrebbero esserci negati. Ma va da sé che non è ragionevole registrare centinaia di migliaia di pezzi. Cosa che peraltro renderebbe molto difficile organizzare esposizioni o prestare le nostre opere, perché saremmo molto più vincolati. Abbiamo appena collaborato con il Muse di Trento per la mostra Cosmo Cartoons, sui viaggi spaziali, fornendo materiale originale del primo viaggio dell’uomo sulla luna". Il Ministero ha risposto "no" per "difetto di requisiti" in base al decreto legislativo 22 gennaio 2004 numero 42 e al decreto ministeriale 26 giugno 2020, numero 297.

"Il rigetto – conclude Bona – ci arriva da un burocrate romano, in barba a tutti i nostri riconoscimenti anche formali, in barba alla Regione Lombardia e al Comune di Milano". Al direttore non è sfuggito che sulla scrivania del nuovo presidente Usa, Joe Biden, sia stata immortalata una striscia a fumetti: "C’è Hagar, il vichingo creato da Dik Browne, bloccato su una roccia mentre la sua nave affonda durante una tempesta. ‘Perché io?’ Grida a Dio. E Dio risponde: ‘Perché no?’. Evidentemente, per Biden il fumetto ha valore culturale".

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