WeWorld, la scuola si apre al mondo. Giochi e mostra contro i pregiudizi

Per due settimane gli studenti dell’Itis e liceo tecnologico Marconi di Gorgonzola si confrontano con le attiviste Nogaye Ndiaye, nata in Italia da genitori senegalesi, e Sambu Buffa, esperta di marketing.

WeWorld, la scuola si apre al mondo. Giochi e mostra contro i pregiudizi

WeWorld, la scuola si apre al mondo. Giochi e mostra contro i pregiudizi

Giochi e laboratori, una mostra, workshop in aula: per riflettere e discutere di inclusione, identità sociale, migrazioni e pregiudizio, stereotipi e diseguaglianza. L’Itis e liceo tecnologico Marconi di Gorgonzola terreno pilota per il progetto Bid (Building an inclusive identity to fight inequality) promosso dall’organizzazione WeWorld, impegnata da oltre 50 anni con progetti di cooperazione allo sviluppo e di aiuto umanitario, dall’Università Statale di Milano e da Fondazione Cariplo.

Due settimane di didattica e vita a scuola “diverse” per sei classi quarte e quinte dello storico istituto, la formazione a cura di due attiviste dell’antirazzismo e dell’uguaglianza: Nogaye Ndiaye, nata e cresciuta in Italia da genitori di origini senegalesi, divulgatrice antirazzista e transfemminista, e Sambu Buffa, oggi impegnata nella creazione e nella promozione di progetti di marketing inclusivo e antirazzista. Con gli studenti lunghe ore di laboratorio e dialogo, a partire, anche, dalla mostra dell’artista italo-egiziano Mosa One, la cui ricerca personale si concentra da tempo sull’identità e l’incontro tra culture. Ieri workshop con Sambu Buffa: al centro stereotipi di genere, lettura dei messaggi dei media, diseguaglianza sociale. "I ragazzi in questi giorni si stanno dimostrando interlocutori interessati, propositivi ed entusiasti – dice per WeWorld Eleonora Mattacchione –: dunque molto bene. Il Marconi è il primo istituto dove proponiamo questo tipo di percorso. È un progetto importante, che parte da un dato di fatto: ce n’è bisogno". Referente del progetto a scuola il professor Mauro Bertola, che ha accompagnato gli studenti negli approfondimenti in aula.

La mostra ha il “filo rosso“ "di una diversa narrazione sui temi dell’accoglienza e del ‘diverso’. Le opere combinano fotografie e immagini di persone di diverse nazionalità, in viaggio o nei luoghi d’origine (Ucraina, Mozambico, il percorso degli infelici di Ventimiglia), con mappe, disegni e ritagli, creando una sovrapposizione di linguaggi "che rispecchia la sovrapposizione delle identità". Con le immagini l’installazione “You can’t choose where to be born”, opera interattiva per giocare e immaginarsi nato in altro luogo del mondo, "un percorso provocatorio e che invita a pensare: un invito a riflettere sulla casualità dei nostri luoghi di nascita, e sulla necessità di riconoscere chi è stato, in questo tiro al bersaglio, meno fortunato di noi".

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