di Giambattista Anastasio Gli assessorati regionali al Welfare e alla Disabilità lo hanno concepito e promosso come un’innovazione nell’ambito della misura B1, la misura finalizzata a sostenere le persone con disabilità gravissime e le loro famiglie garantendo in entrambi i casi la copertura economica di un determinato numero di prestazioni, siano esse terapeutiche, educative o di sollievo, attraverso il riconoscimento di un voucher. Un’innovazione approvata con la delibera di Giunta del 21 febbraio scorso, avviata per ora solo in via sperimentale e finanziata con 6,5 milioni di euro. Ma una volta calato nella quotidianità di chi ne ha diritto, il nuovo voucher, quello riservato all’autismo, rischia di diventare un "voucher contentino". Un rischio che nel caso di Morena Manfreda è già realtà, come denuncia lei stessa. Manfreda è presidente dell’associazione “Abilità Diverse“ e madre di Manuel, bambino di 13 anni con un grave disturbo dello spettro autistico. Solo un "contentino", il buono appena introdotto dalla Regione, perché concede a Manuel due sedute di terapie a settimana per un totale di un’ora e mezza: 45 minuti a seduta o, per usare un termine tecnico, ad accesso. Il terzo accesso contemplato dal voucher al quale ha diritto Manuel è invece "indiretto", vale a dire: prevede attività di supporto alla sua famiglia. "Poco, troppo poco – sottolinea Manfreda –. Con un servizio così limitato mio figlio non può progredire, non può continuare a conseguire quei miglioramenti che in questi anni ha conseguito. Una misura varata per dare un aiuto particolare alle persone con disturbo dello spettro autistico si riduce, invece, ad una misura contentino perché paradossalmente non assicura ai suoi destinatari l’aiuto del quale hanno bisogno, oltre che diritto, e per il quale è stata istituita". L’impianto della delibera rivela poi un secondo problema, secondo Manfreda: "Le famiglie chiedono servizi, non soldi – sottolinea la ...
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