"Volevamo quello spazio a tutti i costi. La strategia?. Si chiama candela vergine"

I vertici del marchio: Milano ha prezzi sbalorditivi

"Avete visto che battaglia che abbiamo fatto per ottenere uno spazio in Galleria?". Michela Grandi sorride. La managing director Southern Europe di Tiffany & Co. commenta a caldo l’asta all’incanto che si è appena conclusa al secondo piano del palazzo comunale di via Larga. Ci sono voluti 27 rilanci – l’ultimo da 3,6 milioni di euro per il canone annuo – per aggiudicarsi i 174,5 metri quadrati in Galleria, vetrina a due passi dall’Ottagono, il cuore del Salotto dei milanesi, spazio finora occupato da Swarovski. L’impressione, durante l’asta condotta dal direttore del settore Demanio di Palazzo Marino Massimo Marzolla, è che Tiffany volesse un posto al sole in Galleria a qualsiasi costo e a qualsiasi prezzo. Lo chiediamo alla diretta interessata.

Grandi, volevate a tutti i costi i 174 mq nel Salotto?

"Nella trasformazione di Tiffany c’è anche Milano. Oltre a via Montenapoleone, dove apriremo presto, certamente il Salotto ha una grande importanza. È stata una lotta fino all’ultimo (il principale rivale, con rilanci fino all’ultimo istante, è stato Prada, ndr), quindi siamo molto felici".

Avevate ancora margini per ulteriori rialzi nel caso in cui non fossero bastati 3,6 milioni?

"Su questo non commentiamo. Diciamo che è stata una bella battaglia, eravamo sollecitati e siamo arrivati pronti. Ma non si è mai pronti abbastanza, perché non si sa chi è l’avversario disposto a rilanciare per ottenere lo spazio".

Gli oltre 20 mila euro al metro quadrato sono una cifra vicina al prezzo medio per affittare un negozio nella Fifth Avenue di New York (21.076 euro al mq). Se lo aspettava?

"Devo dire la verità, ultimamente Milano mi sta sbalordendo: i prezzi sono incredibili, ma non solo in Galleria, ma anche in via Montenapoleone. I prezzi al metro quadrato sono esorbitanti. Ma noi siamo fiduciosi, perché Tiffany è un marchio in crescita, che sta investendo tanto e ha ancora un grande potenziale di evoluzione".

Quando aprirete lo store in Montenapoleone?

"C’è già il cantiere, l’anno prossimo apriremo. Per ora siamo in Piazza Duomo e via della Spiga. Non abbiamo deciso se resteremo anche negli attuali spazi. Stiamo valutando il da farsi. Punteremo molto su Galleria e Montenapoleone, naturalmente. I due spot principali della città sono quelli. Assolutamente".

L’avvocato Claudio Cocuzza, invece, ieri mattina era il procuratore di Tiffany durante l’asta all’incanto: era lui ad alzare la mano per rilanciare le offerte degli altri nove marchi concorrenti.

Avvocato, quale strategia ha adottato per aggiudicarsi l’asta?

"Il sistema della candela vergine". Dando un’occhiata a Google, si scopre che storicamente quel sistema "consisteva nell’accensione di una candela – poi sostituita con i “prosperi”, fiammiferi di grosse dimensioni –, che rimaneva accesa finché non si levasse una voce di offerta maggiore. L’asta aveva termine solo al totale spegnimento della candela vergine. Qualora per la durata di tre candele non vi fosse stata alcuna offerta, l’asta veniva considerata deserta".

Stavolta niente candele, solo un cronometro da tre minuti.

"La verginità è dovuta dal fatto che nessun’altra offerta ha violato la nostra da 3,6 milioni".

Avevate un limite ben preciso prima dell’inizio dell’asta?

"Stabiliamo una strategia, certo. Un margine ulteriore oltre i 3,6 milioni di euro? Non posso assolutamente rispondere, se no violerei il principio di riservatezza".

M.Min.

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