ANDREA GIANNI
Cronaca

Violenze domestiche, a Milano nasce il contratto salva-donne: trasferimenti d’urgenza e sostegni

Dal dramma vissuto da una impiegata misura pilota nel settore alimentare. In busta paga 280 euro mensili in più per tutti: svolta per 18mila nella città metropolitana

Le donne vittime di violenza potranno chiedere più agevolmente il trasferimento immediato nelle sedi delle aziende in altre città o regioni

Le donne vittime di violenza potranno chiedere più agevolmente il trasferimento immediato nelle sedi delle aziende in altre città o regioni

La svolta affonda le radici anche nel dramma vissuto da una lavoratrice lombarda, vittima di violenze domestiche, che l’anno scorso, accedendo al congedo di tre mesi riconosciuto dall’Inps, ha potuto allontanarsi per un periodo dal luogo dove subiva le vessazioni mantenendo lo stipendio e il posto di lavoro. Grazie all’impegno sindacale, nel nuovo contratto nazionale di lavoro dell’industria agroalimentare, valido fino al 2027 e siglato nei giorni scorsi, sono state inserite, oltre a un aumento salariale a regime di 280 euro mensili e ad altri miglioramenti delle condizioni, misure innovative per proteggere le donne che lavorano nel settore e hanno bisogno di aiuto.

Potranno chiedere più agevolmente il trasferimento immediato nelle sedi delle aziende in altre città o regioni, mettendosi al riparo dalle violenze domestiche o da atti persecutori, e accedere a misure di sostegno economico tramite l’ente bilaterale di settore. Un tesoretto di circa 100mila euro, necessario anche per sostenere chi sta cercando di costruirsi una nuova vita, con tutti i problemi connessi legati alla ricerca di una casa e di una nuova dimensione.

È una delle prime volte che questo tema viene affrontato con misure concrete e non solo dichiarazioni di intenti all’interno di un contratto di lavoro, che solo nella Città metropolitana di Milano riguarda oltre 18mila persone, dipendenti di colossi internazionali come Danone, Coca Cola o Heineken, ma anche di storici marchi italiani come Campari, Citterio o Beretta. Un bacino che sale a 70mila persone considerando l’intero territorio lombardo, con le province dove vengono prodotti quegli alimenti che finiscono sugli scaffali dei supermercati e sulle tavole. Un settore in buona salute, che macina numeri in crescita, e che ora punta a un miglioramento delle condizioni.

Il contratto siglato da Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil e dalle associazioni delle imprese del settore è frutto di sette mesi di negoziato e quattro giorni di serrate trattative. Il nuovo accordo prevede per la parte economica un incremento di 280 euro mensili sulla busta paga per un montante complessivo che al termine dei quattro anni sarà pari a 10.236 euro.

Risultati anche sulla riduzione dell’orario di lavoro, che nel settore alimentare non subiva modifiche a livello nazionale da 30 anni: a partire dal 1 gennaio 2026 coloro che svolgono turni di 18 e 21 ore avranno una riduzione di 4 ore a cui si aggiungeranno altre 4 ore l’anno successivo, mentre dal 1 gennaio 2027 la riduzione di 4 ore si applicherà a tutti.

C’è l’impegno contro la precarietà attraverso il dimezzamento della percentuale complessiva, che passa dal 50% al 25%, dei contratti a termine, in somministrazione e in staff leasing. Poi, tra i vari aspetti legati al welfare, per i congedi parentali sono aumentate le ore retribuite per l’inserimento al nido e scuola dell’infanzia e per l’accudimento intra-generazionale per i genitori anziani. E qui compare la misura innovativa per le donne vittime di violenza domestica, per intervenire con una rete di sostegno prima che gli episodi sfocino in tragiche conseguenze.

“Si tratta di un impegno importante – spiega Gennaro De Falco, segretario generale della Fai Cisl di Milano – che si aggiunge ai risultati ottenuti per il miglioramento delle condizioni economiche dei lavoratori, con una risposta forte a un problema come l’aumento del costo della vita, ridistribuendo parte della ricchezza generata dal settore".

Alberto Donferri, segretario generale Uila Uil Milano Alta Lombardia parla di un "risultato straordinario" ottenuto grazie al "forte impegno messo in campo dal sindacato". "Oltre al recupero del potere di acquisto dei salari abbiamo rafforzato il welfare contrattuale – prosegue – e abbiamo posto un argine alla precarietà del lavoro dimezzando le possibilità per le imprese di far ricorso ai contratti in somministrazione, a termine e staff leasing". Un tema non di poco conto, in un settore che fa largo uso di manodopera precaria, che in alcune imprese lombarde supera la metà della forza lavoro.

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