Viaggio fra i nuovi poveri al Giambellino: mamme e pizzaioli in coda per il cibo

"A settembre il 20% era uscito dall’assistenza, con il nuovo lockdown sono tornati"

Distribuzione cibo alle famiglie più bisognose da parte di Emergency

Distribuzione cibo alle famiglie più bisognose da parte di Emergency

Milano, 10 novembre 2020 - Elena Diaz, peruviana, vive con i nipoti e la figlia, l’unica a portare a casa un magro e saltuario stipendio come colf sospeso per mesi a causa della pandemia. Giulia, che chiede di essere citata con un nome di fantasia, gestisce con il marito una pizzeria d’asporto che dopo il lockdown di marzo non ha più riaperto. E la coppia, con tre figli piccoli, è rimasta senza introiti. "Non riusciamo più ad andare avanti – racconta – e a dicembre, a meno di un miracolo, dovremo dichiarare il fallimento". Voci che raccontano una rapidissima discesa nella povertà, persone spinte ai margini e ora in coda davanti alla “casetta verde“ in via Odazio, al Giambellino. Gli operatori di Emergency e delle Brigate Volontarie ogni sabato e lunedì li accolgono e consegnano loro il pacco con latte, olio, pasta, passata di pomodoro e altri generi di prima necessità. Alcuni si presentano con i figli al seguito. Per i bambini l’attesa è quasi un gioco, nel parchetto affollato nonostante Milano sia zona rossa. Minorenni tagliati fuori anche dalla scuola: la didattica a distanza in certe case non arriva.

Solo al Giambellino sono circa 140 le famiglie che ricevono aiuti alimentari. Oltre 1200 nuclei assistiti in tutta Milano, nei poli per la distribuzione dislocati nei quartieri nell’ambito del progetto “Nessuno escluso“ avviato quando è scoppiata la pandemia. Ma le richieste sono più del doppio. "Tra settembre e ottobre abbiamo notato che il 20% delle persone usciva dal programma di assistenza perché aveva trovato lavoro – spiega Marco Latrecchina, responsabile del progetto – e adesso quelle persone, con il peggiorare della situazione sanitaria, stanno tornando da noi. La pandemia ha fatto emergere nuove povertà, mettendo in crisi famiglie che finora non hanno mai avuto bisogno di assistenza. E la situazione è critica in quasi tutti i quartieri". Ogni giorno arrivano nuove richieste, spiega Ivan Bonnin, delle Brigate Volontarie.

E dietro le quinte lavorano nuovi volontari e “veterani“ come Luciano, in prima linea da 15 anni dopo una vita a lavorare nelle vendite di articoli sportivi. A Milano, da metà maggio, sono già stati consegnati 28mila pacchi alimentari. E il futuro fa paura. Secondo un’analisi Cisl, in Lombardia con il nuovo lockdown un lavoratore su dieci nel settore privato, pari a 473.322 persone, si è dovuto fermare. Gli ammortizzatori sociali hanno messo una toppa, ma nel frattempo si sono persi migliaia di posti di lavoro precari e tagliabili nonostante il blocco dei licenziamenti. Senza contare i “fantasmi“, lavoratori sommersi che sfuggono alle statistiche. E gli effetti si vedono davanti alla “casetta verde“ di via Odazio. "Lavoravo come badante in nero ma ho perso il posto quest’estate – racconta una signora originaria dello Sri Lanka – ho due figli di 9 e 12 anni e non abbiamo più i soldi per comprare da mangiare". In coda quasi tutte donne. Gli uomini, quando vivono con la famiglia, attendono a casa. Molte prima della pandemia si arrangiavano facendo le pulizie, con impieghi saltuari e in nero. "Adesso non c’è più lavoro per noi – spiega Corinna, in fila con le figlie – dicono che c’è il Covid".  

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